Sito denuclearizzato

giovedì 4 novembre 2010

L’energia nucleare? In bolletta sarebbe più cara di gas e carbone

Il ritorno all'atomo potrebbe non essere conveniente per le tasche degli italiani. Anzi, l'elettricità proveniente dal nucleare in bolletta potrebbe risultare ben più salata di quella che arriva dalle centrali a gas o a carbone.
Leggi tutto: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/02/lenergia-nucleare-in-bolletta-sarebbe-piu-cara-di-gas-e-carbone/74804/

mercoledì 20 ottobre 2010

WRI nel mirino del fisco - L’Agenzia delle Entrate minaccia di confiscare i beni a War Resisters’ International per resistenza alle spese militari.

War Resisters’ International, una rete internazionale di organizzazioni pacifiste e antimilitariste con oltre 80 affiliati in più di 40 nazioni,rischia la confisca dei beni da parte del fisco poiché l’organizzazione pacifista rifiuta di pagare parte delle imposte sul reddito a causa della sua obiezione di coscienza contro il finanziamento delle guerre.
22 settembre 2010 - Andreas Speck (War Resisters' International)
Fonte: Traduzione di Antonella Recchia - 22 settembre 2010
  Logo WRI War Resisters’ International si rifiuta di pagare le tasse – circa il 7% delle imposte sul reddito,
pressappoco l’equivalente della percentuale del budget destinato alle spese militari – dall’anno fiscale 2002/03. Nella sua costante corrispondenza con il fisco, l’organizzazione afferma:

“L’interpretazione dei diritti umani è in continuo mutamento, e oggigiorno non vi è più alcun dubbio che l’obiezione al servizio militare sia un diritto umano, derivante dall’Art. 9 della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali. Siamo convinti che lo stesso valga per l’obiezione di coscienza alle spese militari. Pertanto, contestiamo che il debito…costituisca un debito legittimo, in quanto è il risultato di una legge che viola i diritti umani fondamentali, implementati dallo Human Rights Act”.  

Inoltre, l’organizzazione fa riferimento alla tradizione della disobbedienza civile, praticata da Henry David Thoreau, Mohandas K Gandhi, o Martin Luther King.

L’attuale controversia riguarda le imposte non pagate per gli anni fiscali 2007/08, 2008/09 e 2009/10. Nella lettera intimidatoria a War Resisters’ International, l’Agenzia delle Entrate non fa alcun riferimento agli aspetti concernenti i diritti umani, ignorando le questioni sollevate da War Resisters’ International. Semplicemente, si legge quanto segue:

Dai nostri registri risulta…il mancato pagamento delle imposte nei termini consentiti. Pertanto, il pagamento dell’intero importo dovuto è da effettuarsi immediatamente…in caso contrario, vista la non ottemperanza a quanto richiesto, sarà intrapresa azione di pignoramento e conseguente confisca dei beni e messa in vendita in asta pubblica”.

WRI ha nuovamente replicato, chiedendo di esaminare la questione. Nella sua ultima lettera, l’organizzazione scrive: “Vogliamo ancora una volta sottolineare che ci piacerebbe molto discutere della questione con uno dei vostri rappresentanti, preferibilmente al di fuori di un’aula di tribunale – e perché no? in un dibattito pubblico. Tuttavia, qualora non dovesse essere possibile risolvere la questione fuori dal tribunale, saremo pronti a sostenere le nostre ragioni in un’aula di giustizia.

War Resisters’ International pone l’accento sul fatto che è un diritto umano dei propri collaboratori esercitare l’obiezione di coscienza contro le spese militari. Chiediamo all’Agenzia delle Entrate di prendere in considerazione le ragioni morali e legali da noi avanzate.

Veronesi a capo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare

Veronesi nuclearista e inceneritorista


Veronesi garantisce per il nucleare. Guiderà lui l'Agenzia della Sicurezza. Veronesi è un oncologo, un mestiere che con le centrali nucleari non ha nulla a che vedere. Un vecchio usato dalla politica e che sfrutta la politica. Un senatore del Pdmenoelle. Veronesi è un uomo rassicurante per tutte le porcate, come gli inceneritori che chiama termovalorizzatori pur non sapendo un'emerita cippa di rifiuti e di energia. Garantisce che non provocano tumori e malattie respiratorie. E' la faccia buona del cancro, un imprenditore della salute. Senza una buona diffusione degli inceneritori, infatti, a cosa servirebbero i suoi ospedali? Formigoni. governatore eletto illegalmente per la quarta volta, si è detto favorevole alla centrale nucleare in Lombardia. Garantirà Veronesi che ha tenuto a precisare che non c'è nessun rischio Chernobyl. Veronesi, nuclearista e inceneritorista, il massimo per un garante.
(da beppegrillo.it)

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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA
 
Anche la SOGIN è appena uscita dal Commissariamento ed ha nominato il nuovo CDA: Giancarlo Aragona è il  presidente e Giuseppe Nucci l'amministratore delegato.
 
La road map del nucleare fa quindi dei passi avanti, ma è verosimile che, prima di indicare i siti, la lobby atomica aspetti che si vada a votare sul referendum di Di Pietro (giugno 2011).
Canterà vittoria dopo il non raggiungimento del quorum.
Il quale referendum potrà essere rinviato di un anno solo da probabili elezioni anticipate il marzo dell'anno prossimo...
 
 
NUCLEARE

Umberto Veronesi ha detto "sì"
Guiderà l'Agenzia per la sicurezza

L'oncologo scioglie le riserve. "Quattro anni per produrre energia. E nessun rischio Chernobyl". Condivisione nella scelta tra il ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Romani. Ma nel Pd, con cui Veronesi è diventato senatore, Della Seta e Ferrante ricordano al professore l'impegno: "Ora si dimetta da parlamentare"

ROMA - Il professore Umberto Veronesi ha sciolto le riserve: dirigerà l'Agenzia per la sicurezza del nucleare in Italia. "Ho accettato volentieri- fa sapere Veronesi -. Potrei svolgere un lavoro come esperto in protezione ambientale. L'agenzia non è ancora partita: si devono nominare i vertici e poi organizzare tutto il lavoro".

Su Veronesi presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare esprimono "grande condivisione" i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, secondo quanto appreso al termine dell'incontro tra i due, questa mattina al dicastero dell'Ambiente. Per la nomina di Veronesi si attende ora il decreto della Presidenza del Consiglio.

Stamattina Veronesi è intervenuto al telefono nella trasmissione Mattino 5. Per avere in Italia "il nucleare come soggetto di energia - ha spiegato - ci vorranno quattro anni per la primissima attività. I nuovi reattori sono i più potenti e i più sicuri, non c'è più dubbio su questo". "Il referendum" anti-nucleare in Italia - ricorda Veronesi - si svolse a ridosso di Chernobyl, ma lì ci fu la follia di un direttore che per fare un esperimento tolse 12 livelli di sicurezza. Una follia umana che non si ripeterà mai più. E, inoltre, dopo tanti anni non c'è più nessun rischio".

L'incarico a Veronesi per un ritorno al nucleare voluto dalla maggioranza, crea anche un caso all'interno del Pd, contrario all'atomo e nelle cui file l'oncologo è stato eletto al Senato. Gli Ecodem ora gli chiedono di dimettersi da parlamentare, scelta che lo stesso Veronesi aveva annunciato in un'intervista un paio di mesi fa in vista della nomina. Oggi i senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante gli ricordano l'impegno. ''Non possiamo che augurargli buon lavoro" anche se ''sta mettendo la sua straordinaria autorevolezza e la sua fama al servizio di un progetto, quello del ritorno al nucleare in Italia, che si rivelerà una pericolosa avventura e che finirà nel nulla''.

Rincara Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. "Umberto Veronesi è nel suo campo persona di assoluto valore e competenza, una di quelle figure che fanno onore all'Italia. Ma non potrà essere lui la foglia di fico che renderà possibile una scelta antieconomica e contraria agli interessi dei cittadini e del paese come il nucleare". 

(15 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 






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CONFESSO: ANCH'IO SONO UN MANDANTE MORALE!

Il nucleare in Lombardia ed il carro francese

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/18/news/il_ministro_romani_probabile_una_centrale_nucleare_in_lombardia-8199197/?ref=HREC1-7

da parte di Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari, coordinamento Energia Felice
 
Il neoministro allo Sviluppo Romani giudica molto probabile la costruzione in Lombardia di "almeno" una delle centrali nucleari previste. Riferisce poi che per convincere le popolazioni ad accettare l'atomo in casa si farà ricorso al "metodo francese": offrire incentivi ai Comuni che si candidano ad ospitare gli impianti.
La road map del nucleare prosegue, sia pure con qualche ritardo: Umberto Veronesi viene nominato a presidente dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare; la Sogin ha una nuova dirigenza (Giancarlo Aragona è il  presidente e Giuseppe Nucci l'amministratore delegato), dopo il commissariamento, durato oltre un anno.
La Sogin è la società (100% di proprietà del Tesoro) che nel piano nucleare del governo dovrà occuparsi del Parco Tecnologico, compreso il deposito delle scorie radioattive. Il suo lavoro l'avrebbe già condotta all' individuazione di 52 aree adatte. Una lista finita nel cassetto, in attesa dei criteri che dovrà fissare l'Agenzia Nucleare.
La localizzazione delle centrali avverrà dopo i criteri individuati dall'ASN e relativa lista dei siti adatti; dovranno comunque intervenire le Regioni con un loro parere e le "cordate" (Enel-EDF per gli EPR e forse anche E.ON- Gas De Suez per gli AP1000).
In Lombardia un sito radioattivizzabile è fra Cremona e Mantova, ovviamente sul Po.
E' verosimile però che, prima di indicare i siti, la lobby atomica aspetti che si vada a votare sul referendum di Di Pietro (verso il giugno 2011).
Una iniziativa che reputo un errore tattico.
Berlusconi & C. canteranno vittoria dopo il praticamente certo non raggiungimento del quorum.
Il quale referendum potrà essere rinviato di un anno solo da probabili elezioni anticipate il marzo dell'anno prossimo...
La mia posizione è mettere le mani avanti rispetto al risultato chiamandolo "sondaggio": in Italia il deficit democratico ed il monopolio televisivo Mediarai ha abolito di fatto questo istituto di democrazia diretta.
Dobbiamo insomma denunciare che partecipiamo ad un gioco truccato...
 
Un altro punto su cui invito alla riflessione gli attivisti, già convinti della assulta illogicità dei piani atomici, è perchè l'Italia si attacca al carro nucleare francese.
 
La Francia, che è il Paese più nuclearizzato del mondo, ha evidenti interessi ad ammortizzare i suoi pesanti investimenti nucleari che hanno come scopo principale l'arsenale atomico finalizzato alla "Grandeur".
Deve quindi oggi piazzare gli EPR in giro per il mondo.
 
Per rispondere alla domanda da me proposta, avanzo due ipotesi complementari:
1- Roma ha bisogno che in Europa si chiudano gli occhi rispetto alla voragine del debito pubblico italiano (rischiamo - non è uno scherzo - l'esclusione dall'euro);
2- l'ENEL cerca una occasione di business che ripiani in parte i suoi debiti stratosferici  (Pantalone, cioè il contribuente, deve subire un ulteriore salasso per mantenere a galla le società della "razza padrona" ex di Stato).
 
Per quanto riguarda più specificamente il primo elemento, faccio notare che, a livello UE, anche se Santoro non lo sa, si sta discutento la riforma del patto di stabilità, vale a dire una nuova versione dei "parametri di Maastricht".
L'Italia partecipa al tavolo con una richiesta precisa: "Vanno presi in considerazione anche livello e variazione del debito privato".
Leggo sul Sole 24 Ore di ieri: "Parigi (come Roma) non solo rifiuta gli automatismi sanzionatori e rigide gabbie numeriche per smantellare gli squilibri nei conti pubblici ma insiste perché sia l'istanza politica - non quella tecnica, ndr - cioé il Consiglio, a prendere le decisioni".
Il fatto che si sia creato un asse franco-italiano contro la Germania su questa vicenda decisiva (da cui dipende la quantità di tutti i tagli nella spesa pubblica, sembra 40 miliardi di euro annui per l'Italia, a prescindere dal colore della maggioranza che governa), a mio modesto parere, ha qualcosa a che vedere con il "favore" che stiamo facendo a Sarkozy acquistando i reattori nucleari francesi...
 
Oggi sempre sul Sole 24 Ore apprendiamo che al Lussemburgo è stato siglato un accordo politico quadro sulla riforma del patto di stabilità, che Tremonti giudica "molto buono".
"I ministri finanziari dell'Eurogruppo ieri hanno negoziato per ben 13 ore ininterrotte mediando tra gli opposti estremismi del partito tedesco (sostenuto da nordici, Repubblica Ceca e Slovacchia) deciso a imporre una rigidissima camicia di forza ai renitenti a un eccesso di disciplina. E del partito mediterraneo, guidato da Francia e Italia (appoggiato da Belgio, Spagna, Portogallo e Grecia), altrettanto deciso a respingere il modello del rigore inflessibile e tutto matematico".
Tutta questa complessa partita dovrebbe chiudersi nel 2013 con l'approvazione di emendamenti ai Trattati UE.
 
Nei piani per il rilancio del nucleare in Italia questa volta, diversamente che nel passato, vedo oggi, a conti fatti, una motivazione economica prevalente rispetto alle esigenze geopolitiche (anche se l'economia va interpretata non solo come produzione di profitto, ma più complessamente, come fattore di potenza).
 
Riporto, infine, la notizia delle dichiarazioni di Romani come l'ha data "Repubblica" ed anche un commento di Andrea Poggio, Legambiente Lombardia. La "Green Economy" è un treno che il nucleare rischia di farci perdere, ma come "Energia Felice" indicherei piuttosto un obiettivo di "Buenvivir", che prenda atto in modo radicale dell'insostenibilità politica e sociale dell'attuale modello di crescita.
Senza tema di apparire "catastrofista", credo infatti che occorra dire al popolo la verità "rivoluzionaria": se non invertiamo la rotta è a rischio la sopravvivenza della nostra specie sul Pianeta...
 
Ricordo, per discutere ed approfondire anche queste considerazioni, la giornata di formazione per il Comitato Energia Felice prevista per il giorno marcoledi 27 ottobre presso la sala del Consiglio Regionale della Lombardia (via Fabio Filzi, 29 - 20124 Milano).
 
 
 
www.repubblica.it - 19 ottobre 2010
 
L'ANNUNCIO

Il ministro Romani: "Probabile una centrale nucleare in Lombardia"

"Mi sembra strano non prevederne una", ha detto il titolare dell Sviluppo economico
"Ho ricontrato anche una disponibilità da parte del governatore Roberto Formigoni"

di STEFANO ROSSI
 
Una centrale nucleare in Lombardia? Si può fare, secondo il neoministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. "Ritengo che, non essendoci una opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione, Roberto Formigoni, una centrale può darsi che possa essere installata - ha detto il ministro parlando a margine di un convegno a Milano - Penso che la Lombardia sarà sicuramente una delle regioni dalle quali si comincerà a esaminare la possibilità di un insediamento. È la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata e quindi la più bisognosa di energia. Non voglio fare numeri ma mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ci possa essere una centrale".
Il progetto del governo di ripresa del nucleare, ha ricordato Romani, prevede la costruzione di quattro centrali in base a un accordo siglato con i francesi di Edf, "ed è ovvio che si dovranno trovare i siti". Tutto sarà fatto, ha proseguito il ministro, "con il consenso di coloro che vedranno installate le centrali nel loro territorio", ma un meccanismo valido per ottenerlo, secondo Romani, potrebbe essere quello adottato in Francia di incentivi ai Comuni per candidarsi a ospitare gli impianti, un sistema "che ha generato competizione".
Chiamato in causa, Formigoni ha tirato un robusto colpo di freno, cercando di non entrare in rotta di collisione con il governo. Così, mentre confermava di essere "d'accordo con la scelta del governo di sviluppare il nucleare, perché l'energia costa troppo e questo per le aziende è una palla al piede", il governatore ha aggiunto che "altra cosa è la localizzazione delle centrali, da pensare con una strategia nazionale". Solo pochi mesi fa, in campagna elettorale per la riconferma in Regione, Formigoni predicava che la Lombardia era autosufficiente dal punto di vista energetico. Non ci sarebbe bisogno, dunque, di energia elettrica prodotta da centrali nucleari. Dopo l'uscita di Romani ha preso tempo. Si dovrà discutere, ha detto il governatore, "ed è impossibile pronosticare dove questo dialogo porterà".
Un'idea ce l'ha la Lega, che con il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, sostiene che al momento di centrali nucleari la Lombardia non ha bisogno: "Il fabbisogno energetico per il momento è coperto. Fatico a dire sì a priori all'ipotesi di una centrale. Bisogna ragionare, ma andrei cauto. Ci sono tante valutazioni da fare. Per esempio, in Lombardia sì ma dove?".
Al ministro ha risposto Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, che ha anche individuato la localizzazione possibile per la centrale nucleare lombarda: "Fra le province di Cremona e Mantova, lungo l'asta pluviale del Po". Si tratta di una zona relativamente poco urbanizzata che i verdi hanno individuato insieme a una quindicina di altri possibili siti: Monfalcone (Friuli Venezia Giulia), Chioggia (Veneto), Caorso (Emilia Romagna), Fossano e Trino (Piemonte), Scarlino (Toscana), San Benedetto del Tronto (Marche), Montalto di Castro e Latina (Lazio), Termoli (Molise), Mola di Bari, Nardò e Manduria (Puglia), Scanzano Ionico (Basilicata), Oristano (Sardegna), Palma (Sicilia). "Non siamo mai stati smentiti".
Un mese fa anche l'oncologo Umberto Veronesi, candidato alla guida dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e nuclearista convinto, ad Alghero per un convegno, aveva dichiarato alla Nuova Sardegna che i sardi dovrebbero essere contenti di ospitare una centrale.
 
 
Subject: Paolo Romani e il nucleare in Lombardia


Il Ministro Paolo Romani e una o due centrali nucleari in Lombardia? Un "distretto nucleare" nel nord milanese?
Penso che mentre tutta Europa scatena la gara a vantaggio dell'efficienza energetica e delle rinnovabile, con lo scopo di sostituire progressivamente tutte le centrali a petrolio e nucleare, Berlusconi sia rimasto legato ai miti del secolo scorso.
Mentre si promettono qualche migliaia di posti di lavoro (2 mila per ogni centrale nucleare in costruzione) si dimentica che le rinnovabili occupano oggi in Italia 80.000 professionisti, tecnici e operai. 20 mila di questi nella sola Regione Lombardia.
Il nucleare ci fa perdere la corsa nella green economy!


Andrea Poggio - vicedirettore generale Legambiente onlus





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martedì 19 ottobre 2010

Enea "festeggia" i 50 anni di energia atomica riaccendendo i reattori alla casaccia (roma)

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_19/enea-50-anni-ricerca-annuncio-virtuani-1703982503580.shtml

Enea: 50 anni di energia atomica
al centro ricerche della Casaccia

Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori


Il reattore Triga alla Casaccia
Il reattore Triga alla Casaccia
ROMA - Mentre si torna a discutere di produzione di energia atomica nel Belpaese, il cuore della ricerca nucleare italiana rimane a pochi chilometri dal Colosseo. E' il centro della Casaccia di Santa Maria di Galeria dell'Enea (acronimo che un tempo significava volta Energia nucleare ed energie alternative, oggi Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha formato intere generazioni di ricercatori, anche dopo l'abbandono del programma nucleare nazionale. Enea festeggia mercoledì 20 ottobre i 50 anni riavviando ufficialmente e portando a criticità i due reattori Triga e Tapiro, in vista di nuove attività di ricerca e di sviluppo.

Il reattore «Tapiro» nel centro Casaccia dell'Enea
Il reattore «Tapiro» nel centro Casaccia dell'Enea
REATTORI ACCESI - Accanto alla rimessa in funzione dei due reattori, in mattinata si terrà un convegno nel quale si percorrerà la storia del Programma nucleare italiano partendo dall'eredità lasciata da Enrico Fermi, passando proprio dal significato rappresentato dal centro della Casaccia fino ad arrivare al contestato rilancio della produzione di energia atomica voluta dal governo Berlusconi, che sarà illustrato anche dall'intervento previsto di Stefano Saglia, sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega all'energia.
I due piccoli reattori sperimentali, osserva l'Enea in una nota, torneranno a funzionare nel quadro «del rinnovato impegno dell'Agenzia Enea nel fornire, in sintonia con le decisioni del governo in materia energetica, sostegno tecnico e scientifico alla crescita delle capacita' e delle competenze del mondo industriale nazionale».

Corriere on-line - 19 ottobre 2010


SERATA BENEFIT ZEROGAS-OSM CAROVANA ANTINUCLEARE AL CLUB GIALLO

2 OTTOBRE: DEPOSITO DI PLUTONIO AL CENTRO ENEA DELLA CASACCIA - ROMA + APPRODO DELLA CAROVANA AL NO BERLUSCONI DAY

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venerdì 1 ottobre 2010

MONTALTO DI CASTRO, CUORE DEL MOVIMENTO ANTINUCLEARE DEGLI ANNI '70 - '80 + CENA SOCIALE CONVIVIALE ANTIATOMICA A VITERBO

Siamo arrivati nel primo pomeriggio a Montalto di Castro con l'idea di fare qualche intervista, ma l'unica persona che siamo riusciti ad intervistare è stat una giornalista che in realtà voleva intervistare noi. Così accompagnati da lei siamo andati all'esterno dello scheletro della centrale mai entrata in funzione grazie al referendum dell'8/11/ 1987.  Montalto rimane comunque a detta di autorevoli esponenti di Enel e governo il sito più adatto per caratteristiche geomorfologiche, idrografiche e di bassissima sismicità, etc. Per questo anche se attualmente non c'è ancora molta partecipazione in merito sul territorio, chi abbiamo conosciuto dice che le forze antinucleariste esistono, ma sono solo latenti, in attesa di conscere i dettagli del piano atomico del governo, per poi agire!

Tornati in paese siamo riusciti ad intervistare qualche cittadino favorevole alle centrali e qualcuno sfavorevole, ma soprattutto il sindaco ed il vicesindaco che si sono dichiarati assolutamente contro il nucleare e per le fonti rinnovabili, ma molto sfiduciati sul fatto che una prossima giunta potrebbe invece farsi "comprare" dai 20 milione di euro l'anno promessi per l'allocamento della centrale, in pratica di più del bilancio comunale stesso.

Si ringraziano per l'ospitalità Peppe Sini (attivista antinucleare nonviolento), Luciano e tutti gli straordinari ragazzi/e del Centro Sociale Autogestito di Viterbo "Valla Faul", per la cena e per aver organizzato la serata!  QUI UN PAIO DI ARTICOLI INTERESSANTI SULL'INCONTRO:
http://www.newtuscia.it/interna.asp?idPag=19413
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2010/10/msg00003.html

P.s.= prendiamo inoltre atto che le forze dell'ordine sono state il gruppo che ha "aderito" con più esponenti a questa tappa della carovana e che alcuni di loro si sono dichiarati antinuclearisti convinti ...

SCHEDA: IL CISAM DI PISA E LE AMBIZIONI NUCLEARI MILITARI DELL'ITALIA

La Carovana antinucleare passerà, il 29 settembre, per Pisa dove ha sede il CISAM. Le attività di questo centro di ricerca militare dimostrano come anche il nucleare civile italiano avesse finalità militari, sia pure ammantate di "europeicità", stando per esempio alle testimonianze degli ex ambasciatori Romano ed Albonetti (vedi la scheda).



SCHEDA: IL CISAM DI PISA E LE AMBIZIONI NUCLEARI MILITARI DELL'ITALIA
Il territorio toscano è sempre più militarizzato e minacciato, dalle basi militari al nucleare. Vicino a Pisa sorge il CISAM, ex Cresam , e prima ancora Camen.

IL CAMEN (Centro Applicazione Militari per l'Energia Nucleare) nasce nel 1955 nell'ambito dell'accademia militare di Livorno con lo scopo, da parte della Marina Militare, di progettare un motore a propulsione nucleare per sommergibili. Nel 1962 viene trasferito a San Piero a Grado a poca distanza dalla base militare Nato di Camp Darby che ospita missili a testata nucleare ( dal libro di Roberto Cicciomessere: "Tutto quello che i russi sanno e gli italiani non devono sapere").

L'impianto di San Piero per decenni è stato il più grande centro di ricerche nucleari delle Forze Armate. 


Fino agli anni ottanta quando la Marina decise di spegnere il piccolo reattore sperimentale. Il CAMEN si traforma cosi' iin CRESAM (Centro Ricerche Esperienze e Studi per le Applicazioni Scientifiche di interesse Militare). Il tutto senza che la cittadinanza pisana e livornese venisse informata.
Nel frattempo il centro ha cambiato nome e si chiama CISAM, Cenro militare interforze, è presidiato da decine di militari e di uomini dei servizi. tre anni fa il Blog di Grillo denunciò la scmparsa di materiale nucleare, insomma il territorio pisano tra Hub, camp darby e Cisam non può certo dormire sonni tranquilli nonostante le rassicurazioni del Sindaco e del Presidente della Provincia che tacciono e acconsentono.
Fin qui le informazioni fornite dalla Confederazione Cobas.
Quello che noi si può aggiungere è che il CISAM è una tessera del mosaico che compone il quadro dell'Italia come possibile "potenza nucleare latente".
Secondo il libro "L'atomica europea" - di Paolo Cacace - prefazione Sergio Romano - il primo nucleare civile italiano (quello di Trino e Caorso, eccetera, per intenderci) è un sottoprodotto del progetto comune franco- tedesco-italiano, cominciato sotto l'egida Euratom, di una "Bomba europea" (abbandonato poi per la decisione di De Gaulle di fare tutto da solo). Nell'introduzione l'ex ambasciatore Romano ricorda la "clausola europea" che l'Italia pretese all'atto della firma (1969, ratifica nel 1975) del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP): essa dichiarava formalmente di rinunciare a una forza atomica nazionale, ma non a una forza atomica europea, laddove il processo di disarmo nucleare, a livello internazionale, non si fosse realizzato.
(La prefazione di Romano è riportata nel file allegato).
Mariella Cao, del Comitato sardo "Gettiamo le Basi" segnala un libro di Marco Mostallino, titolo: "L'Italia radioattiva", che tratta i tentativi di atomica italiana degli anni '70, con la Sardegna possibile sito per test sotterranei. Questo è quanto scrive in proposito Mariella Cao: "L'Italia non si limitò a pensare all'atomica, si attivò per realizzarla e negli anni 1973-76 effettuò tre test nel poligono Salto di Quirra (Sardegna) camuffati da studio sui propellenti denominato "Programma tecnologico diretto allo sviluppo di un carburante solido ad alto potenziale per razzi per applicazioni civili (immancabile zuccherino!) e militari". Si puntava alla sperimentazione del vettore, dotare il missile Alfa della capacità di trasporto e sganciamento di testate atomiche. La costruzione della bomba non era un problema, le centrali nucleari civili allora erano in piena funzione e garantivano l'approvvigionamento di plutonio e le professionalità. Il primo lancio dell'Alfa, a testata inerte, avvenne nel 1973 o 1975 (su questo punto le fonti divergono), l'ultimo (noto!) nel 1976, gli Usa vennero a conoscenza del progetto e imposero lo stop. L'abituale arroganza a stelle e strisce, per una volta, è stata la fortuna della Sardegna considerata dall'Italia come la sua Mururoa, l'isola Bikini mediterranea"...
"L'Ora di Austerlitz", (Polistampa 2005), di Lelio Lagorio, ex ministro della difesa, ci racconta dei primi anni '80, da cui avrebbe dovuto derivare il famoso PEN bloccato dal referendum del 1987.
Ecco quanto ci rivela Lagorio, socialista craxiano: "Il fatto che gli euromissili (installati a Comiso - ndr) avessero dato al Paese un superiore rango internazionale suggerì a qualche ambiente militare l’idea della Bomba italiana: costava poco e il nostro apparato scientifico-tecnico-industriale era in grado di produrla. L’Italia assieme alla Francia poteva far nascere una ’Piccola Nato’ nel Mediterraneo".
La proposta era quella di "offrire un ombrello nucleare franco-italiano ai Paesi africani che si affacciavano alla sponda Sud del Mediterraneo e a tutto il Medio Oriente".
Falco Accame, all’epoca impegnato nel Psi nel settore militare - fu anche presidente della Commissione difesa - ricorda che a suo tempo ci furono "sussurri e bisbiglii circa il segretissimo progetto di costruire un’arma nucleare. Il progetto era legato alle tecnologie che in Italia era state sviluppate in alcuni centri di ricerca nucleare e soprattutto che erano state messe a punto presso il Camen, il centro di applicazioni militare per l’energia nucleare di San Piero a Grado, presso Pisa (oggi Cisam). Il Camen avrebbe dovuto provvedere alla realizzazione dei reattori nucleari per il sommergibile Marconi e per la nave mercantile Fermi. Nel libro di Lagorio non figurano, spiega ancora Accame, alcune premesse a questo progetto ed anche all’altro di realizzazione della force de frappe. Il primo novembre 1968 la Francia ci aveva fornito l’uranio arricchito per il reattore della Casaccia, reattore che iniziò a funzionare nel ’70. Nel giugno ’71 l’ambasciatore Quaroni, lo era stato anche in Francia, in un articolo su La revue de duex mondes aveva parlato di possibili accordi tra Italia e Francia per un programma nucleare. Gli Usa non vollero fornirci l’uranio necessario per i progetti per la realizzazione del sommergibile e della nave nucleare. Sui programmi del Camen riferì in una intervista su un importante settimane italiano l’allora direttore, ammiraglio Avogadro di Valdengo. Con la Francia il discorso si riaprì in seguito sul nucleare tattico, ma si pose un grave problema nello stabilire in quali poligoni si sarebbe potuta effettuare la sperimentazione". Accame conclude: "Non mi sembra che gli anni in cui i vertici di molti importanti organismi dello Stato erano occupati dalla P2 si possano definire gli anni di Austerlitz sui quali grazie ad una legislazione incredibile, quella sulla trasparenza amministrativa, si è estesa per l’ambito militare e dei servizi segreti una "copertura di secretazione di 50 anni".
Achille Albonetti è un altro diplomatico esperto della specie di Romano che, basandosi sull'esperienza diretta, si è occupato in saggi ed articoli vari dell'"atomica italiana" . Troviamo suoi interventi in proposito sulla rivista di geopolitica "Limes". Albonetti ricorda la collaborazione con la Francia, siamo nei primi anni '70, per un impianto "Eurodif" a Tricastin per l'arricchimento dell'uranio militare, che doveva essere collegato a quattro centrali "civili" da oltre 1.000 MW. Gli USA per far saltare l'accordo fecero un'offerta allettante all'Italia: avrebbero offerto loro, a prezzi stracciati, il combustibile per le centrali nucleari italiane. L'Italia andò avanti lo stesso con la Francia e contribuì ad Eurodif con decine di compressori prodotti dalla Nuovo Pignone di Firenze: si tratta di "componenti ciclopici con i quali l'uranio è trasformato in uranio arricchito".
Osserva Albonetti: "La Nuovo Pignone, qualche tempo dopo, è stata acquistata – guarda il caso! – dall’americana General Electric"...
Albonetti denuncia poi una "campagna scandalistica della stampa" - nel 1974 - per rivelare piani diretti a fabbricare la bomba atomica italiana. A suo parere, dietro ci sarebbero state "manone" che avrebbero inteso boicottare l'autonomia atomica italiana "in un quadro europeo". L'Italia, infatti, ha sempre ammantato di "europeicità" le sue ambizioni atomiche: ha spinto, con diversi ministri della difesa (cita Salvo Andò nel 1993), per progetti nucleari che coinvolgessero l'Unione Europea.
Albonetti ricorda che esistono vari tipi di potenze atomiche militari: "Esistono le potenze atomiche, cioè gli Stati militarmente nucleari. Vi sono tuttavia anche gli Stati non militarmente nucleari, ma con l’opzione nucleare, gli Stati, cioè, con politiche nazionali che consentono, ove necessario, di passare da uno status non militarmente nucleare ad uno militarmente nucleare, nazionale, europeo o collettivo".
Se non lo interpreto male, Albonetti avrebbe, fino alla metà degli anni '80, avrebbe inserito l'Italia tra gli Stati con l'opzione nucleare (o "potenze nucleari latenti"), poi, dopo il referendum del 1987, il Paese sarebbe decaduto di rango...
Oggi, secondo Giorgio Nebbia, prestigioso ecologista "storico", nei nostri vari depositi (Casaccia, Saluggia, Trisaia, Sito Pluto) abbiamo stoccato 200.000 kg di uranio altamente arricchito e 1.500 kg di Plutonio: abbiamo pure, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, rischiato una specie di Chernobyl a Saluggia (e qualcosa di analogo è successo a Casaccia). 


ECCO UN ARTICOLO DI PISANOTIZIE.IT DEL PASSAGGIO DELLA CAROVANA: http://www.pisanotizie.it/news/news_20100930_carovana_antinucleare_cisam.html

27 settembre: Aperitivo a Bologna e gita con pranzo a Caorso del 28 settembre

A Bologna la Carovana per la denuclearizzazione civile e militare "catalizza", per iniziativa di Renzo Craighero, un incontro (per informarsi, discutere, riflettere) al Caffè "La Linea", lunedi 27 settembre ore 18.30
Il Caffè La Linea si trova in Piazza Re Enzo 1/4, nel cuore della città, e può essere considerato un luogo cult della scena alternativa bolognese. La Linea è il classico posto da appuntamento per la colazione mattutina, per chi ama prendere il caffè leggendo i quotidiani che il locale da sempre mette a disposizione dei clienti, ma anche per il té delle cinque, per una pausa lavoro e, soprattutto, per l'aperitivo. Sono poi tante e di ogni sorta le iniziative, soprattutto si tratta di incontri culturali, presentazioni di eventi e di libri che caratterizzano una programmazione aderente al clima sempre attuale della città.

SCHEDA: ARTURO E LE SUE SCORIE
La centrale Enrico Fermi (ma chiamata comunemente dai piacentini con il nome di Arturo) fu costruita dal '70 alla primavera del '78 con tecnologia General Electric adottata dall'Ansaldo. Era dotata di una turbina da 860 megawatt . Cominciò la produzione commerciale il 1° dicembre dell'81 e lavorò per cinque anni – fino all'86 – producendo in tutto 29 miliardi di chilowattora. Poco rispetto ai reattori odierni, che hanno il doppio della potenza. La centrale aveva bisogno di investimenti ed era ferma quando arrivò il referendum antinucleare del novembre '87.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha appena assicurato che, "Arturo", non sarà riattivata (come aveva ventilato la General Electric). Ma ha anche aggiunto: "Questo sito (Caorso) potrà essere giudicato idoneo, ed è naturale. visto che ha gia’ ospitato una centrale".
Proseguiranno quindi i lavori di decommissioning la cui conclusione è prevista nel 2019: il costo per Caorso si aggira sui 560 milioni di euro. Una cifra allineata agli standard internazionali stimati per lo smantellamento di impianti nucleari. Attualmente siamo a due decimi del totale dei lavori, ma Sogin si è imposta un’accelerazione che dovrebbe permetterle di arrivare al 45% entro il 2011.
RESTA IL PROBLEMA dei rifiuti: all’interno della centrale nucleare sarebbero stoccati ancora circa 8.000 fusti, pari a 1.500 tonnellate. La Regione Emilia Romagna, da parte sua, non vuole neanche sentir parlare di nucleare, sotto qualsiasi forma si presenti. E questo vale non solo per gli impianti, ma anche per le scorie, per le quali la Sogin ha appena concluso la mappatura delle localita’ idonee a ospitarle. Cinquantadue in tutto, tra cui anche, pare (la lista è in cassaforte in attesa che nasca l’Agenzia per la sicurezza del nucleare), le colline emiliane e aree nel piacentino. Ogni area, di 300 ettari l’una, dovra’ essere in grado di accogliere scorie e parco tecnologico (ricercatori compresi). Ma nessuna scelta dovrebbe essere calata dall’alto: i depositi otterranno il via libera con l’ok delle Regioni interessate. Che potrebbero dire sì anche dopo aver fatto due conti: per le comunità che si prendono in carico le scorie sono infatti previsti incentivi economici, senza contare il potenziale indotto creato dal trasferimento di centinaia di ricercatori. Per anni da Caorso treni carichi di scorie dalla centrale sono stati trasportati in Francia. Destinazione, Le Hague, in Normandia, dove veniva e verrà effettuato il riprocessamento del combustibile (il lavoro durerà ancora molti anni). Il trasporto avviene grazie a speciali contenitori (chiamati cask), cilindri alti 4 metri, dal peso a vuoto di 90 tonnellate l’uno. Ogni cask al suo interno contiene 17 barre di uranio. L'ultimo carico - ci ha informato la stampa nazionale (Il Sole 24 Ore) - è partito proprio il 20 giugno di quest'anno. Alla fine - stando alla Sogin - sono state trasportate in totale 1.032 barre "esauste", quindi ad altissima intensità radioattiva. A occuparsi delle barre di combustibile, per le quali in Italia, a causa delle proteste della popolazione, non è mai stato individuato un sito di stoccaggio finale, è la società francese Areva, sulla base di un contratto firmato nel 2007, pochi mesi prima della partenza del primo carico da Caorso. Il contratto prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile nucleare esaurito delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate), Trino (32) e Garigliano (13). Il trattamento punta a separare quella parte del combustibile già irraggiato che abbia ancora un valore commerciale (e militare), che rimarrà in carico ad Areva, mentre la restante parte (definita "rifiuto finale" nel contratto) dovrà rientrare in Italia non oltre il 31 dicembre 2025. A Le Hague esiste anche un sito di stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari francesi, circa 50, che nel 2006 aveva suscitato le polemiche di Greenpeace per la contaminazione delle acque di falda, con un livello medio di radioattività di 750 bequerels/litro contro i 100 previsti dalla normativa europea per l’acqua potabile. Sempre da Caorso, altre 270 tonnellate di rifiuti "a bassa attività" sono in partenza per la Svezia, in base a un contratto da 6,6 milioni di euro siglato in estate tra Sogin e Studsvik. Anche questo materiale, dopo il trattamento, dovrà tornare in Italia.
Va sottolineato che questo via vai delle scorie radioattive è pericolosissimo, anche a prescindere dai possibili "colpi di mano" di attentatori alla ricerca della "bomba sporca". Incidenti lungo le vie ferroviarie possono avvenire ed avvengono, come la cronaca si incarica di ricordarci; un deragliamento di un treno che trasporta rifiuti altamente radioattivi sarebbe però un disastro irrimediabile per territori e popolazioni colpite.

si ringrazia per l'accoglienza il Movimento Airone Rosso
MOVIMENTO CIVICO E ANTINUCLEARISTA CAORSO  
in particolare BARONCINI MAURO (coordinatore) e CLAUDIO MASSARI (attivista)

La carovana antinucleare OSM - Zerogas approda a Cesena alla WOODSTOCK A 5 STELLE

2 giorni indimenticabili con persone spettacolari più ancora degli ottimi artisti e personalità sul palco!
Ringraziamo Paolo Papillo per la pasta e la contadina della cooperativa offerta nell'area camper; Massi Lomba e Mirko Gimmella e Paolo Cicerone per aver guidato i camion e le auto con tutti i materiali della carovana; gli amici NO TAV per il vino rosso ed i bicchieri/gavetta riutiizzabili e trasportabili con moschettone ... e tutti gli altri di ogni età, estrazione sociale e politica, etinia e religioni, giunti da ogni parte di Italia e anche dall'estero!

DI SEGUITO UN'INTERVISTA DI LIBERATV ALLO STAFF DI ZEROGAS DELLA WOODSTOCK:

Le aree segrete delle scorie nucleari

La Sogin ha individuato 52 aree, secondo i suoi criteri, adatte ad ospitare siti per scorie radioattive. In particolare c'è in ballo il deposito unico, quello che a Scanzano Ionico ha scatenato, nel 2003, la rivolta della popolazione.
Scrive il Corriere della Sera di oggi (23 settembre), in un articolo a firma di Roberto Bagnoli" Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici".
La mappa, che è sottoposta a segreto e non disponibile,  è basata sui criteri di esclusione, cioé mira non ad individuare i luoghi migliori per ospitare i depositi atomici ma al contrario a dire in quali posti l'impianto non va messo. Toglie dalla candidatura le zone troppo abitate, quelle con rischi sismici e geologici, le montagne, le isole e così via. Poi gli enti locali che si troveranno nelle zone idonee potranno discutere con i cittadini e candidarsi in gara per ospitare gli impianti e l'interessante centro ricerche.
Spiega Bagnoli: "La scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate".
Il fatto che il governo insiste affinché la Sogin aspetti, per decidere, che si attivi l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare (cui spetta la vigilanza), porta un ulteriore ritardo per la road map nucleare programmata.
"La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo...Alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci..."

IL PORTO NUCLEARE DI LA SPEZIA E LE SCORIE SUBACQUEE

COMUNICAZIONE: LE TAPPE PIEMONTESI (Cameri, Trino, Salluggia) e LIGURI (Genova, La Spezia) SONO RINVIATE AD OTTOBRE-NOVEMBRE





Di seguito alcuni link sulle attività atomiche portuali del capoluogo di provincia ligure:

Le dichiarazioni del pentito Francesco Fonti:
http://www.autonomamente.net/?p=381

Storie di scorie: La Spezia, il porto delle ombre:
http://www.9online.it/blog_emergenza_archivio/2009/10/15/firenze-lantimafia-cerca-la-nave-dei-veleni/

Sottomarino nucleare Nato smarrisce un missile davanti alla Spezia:   http://www.peacelink.it/disarmo/a/3630.html

I primi cantieri navali per mezzi predisposti all'utilizzo della propulsione atomica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci_%28transatlantico%29

scheda: Ansaldo Nucleare a Genova

L'ANSALDO DI GENOVA COSTRUISCE CENTALI NUCLEARI IN USA E IN CINA
Ansaldo Nucleare è una società incorporata in Ansaldo Energia al 100% (dal 2005), che fa capo a Finmeccanica - Nasce nel 1989 dalle società Ansaldo Meccanico Nucleare e NIRA. Ha sede a Genova ed uffici a Mosca e a Bucarest.
http://www.ansaldonucleare.it/
La società può contare su una forza lavoro stabile di circa 175 esperti, più 25 specialisti in subappalto.
Sul sito di Ansaldo Nucleare troviamo la notizia dell'accordo con la Westinghouse per la quale la società diventa licenziataria di componenti del reattore AP1000 di III Generazione avanzata. E' un reattore ad acqua pressurizzata che può sviluppare 1.150 Megawatt di potenza. Il costo di cotrsuzione è stimato in circa 3 miliardi di dollari (del 2004).
La centrale AP1000 si puo’ collocare anche vicino ad un fiume importante e non solo vicino al mare.
I reattori AP1000 acquistati dalla Cina (4 centrali) sono costruiti con la collaborazione dell'Ansaldo, ma ciò si verifica anche per gli impianti in USA (in South Carolina, Georgia e Florida).
La centrale AP1000 prevederebbe un sistema di sicurezza cosiddetto "passivo", poiche’ assicurerebbe 72 ore senza la necessita’ di intervento da parte di un operatore, a fronte dei 30 minuti per le centrali con sistema di sicurezza attivo.
Ansaldo Energia - è azienda Ansaldo, con sede a Genova, impegnata nella produzione di centrali elettriche, nella costruzione di turbine a gas e a vapore per impieghi civili.
Ansaldo Energia Spa
Via Nicola Lorenzi
16152 Genova
Tel. 010-6551
Altre azienda coinvolta nel nucleare che porta il nome Ansaldo è Ansaldo Ricerche: società nata nel 1987 dal raggruppamento di diversi enti di ricerca dell'Ansaldo e dalla NIRA (Nucleare Italiana Reattori Avanzati), si occupa di progetti di ricerca per conto delle società Ansaldo ed è impegnata in numerosi progetti di ricerca nazionali ed europei è componente del progetto Internazionale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) sulla fusione nucleare.

giovedì 23 settembre 2010

Scheda: La centrale nucleare in fase di smantellamento ex-ENEL di Trino Vercellese + I rifiuti di Trino a Saluggia

ATTENZIONE: La centrale nucleare di Trino "Enrico Fermi", non va confusa con la centrale a gas "Galileo Ferraris" di Livorno - struttura spazialmente molto vicina (l confine tra i due comuni è piùttosto arzigogolato in questa zona, così la centrale di Trino si trova più vicina a Livorno Ferraris, e quella di Livorno è più vicina a Trino)...

La centrale nucleare, non è abbandonata, ma presidiata da decine di tecnici che stanno lì a far niente. Il grosso delle strutture è stato abbattuto, non ci sono più le torri di raffreddamento, permane solo fermo il nocciolo (senza combustibile) in attesa che decidano che farne.
Rimane tutt'ora sorvegliata quindi non conviene avvicinarsi troppo...





La centrale elettronucleare Enrico Fermi è una centrale elettronucleare situata nel comune di Trino (VC) e avente un unico reattore da 260 MW di potenza elettrica netta, a uranio a medio arricchimento (circa 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua pressurizzata (PWR).
È rimasta in funzione dal 1964 al 1987.
La centrale ha una gemella in Francia, presso il sito di Chooz A: tale impianto da 300 MW di potenza elettrica è entrato in funzione nel 1970 e ha smesso la produzione commerciale nel 1990.
La centrale nucleare di Trino è il frutto della prima iniziativa industriale avviata in Italia in campo nucleare.
Il 14 ottobre del 1955, all'indomani della Conferenza di Ginevra "Atoms for Peace", la Edison chiese a tutti i principali costruttori di reattori un'offerta per la realizzazione della prima centrale nucleare italiana.

Nel dicembre 1955 fu costituita la società SELNI con sottoscrizione paritetica del capitale da parte di elettroproduttori privati (Edison, SADE, Romana, SELT-Valdarno e SGES) e pubblici (IRI-Finelettrica con SME, SIP, Terni e Trentina).
Nel dicembre '56 la Edison sottoscriveva con la Westinghouse una lettera d'intenti per la fornitura di un reattore PWR da 134 Mw subordinata alla conclusione di un accordo Italia-USA per la fornitura di combustibile nucleare e la concessione di un finanziamento Eximbank.
Nell'aprile '57 l'iniziativa della Edison era trasferita alla SELNI, il cui controllo era assunto dalla Edison. Alla fine del '57 un pool formato da IMI ed Eximbank sottoscrisse il finanziamento dell'impresa per 34 milioni di dollari. Per la localizzazione dell'impianto fu accettato un terreno offerto dal comune di Trino
I lavori per la costruzione della centrale iniziarono nel '61 e si conclusero in meno di tre anni. Il 21 giugno 1964 il reattore raggiunse la prima criticità e a partire dal 22 ottobre 1964 iniziò a immettere elettricità in rete, operando - per effetto delle trasformazioni apportate al primo progetto - con una potenza elettrica di targa di 270 Mw.
Nel 1966, per effetto della legge sulla nazionalizzazione elettrica, la proprietà della centrale passò all'ENEL.
Il reattore fu fermato nel '67 a causa di problemi tecnici allo schermo radiale del nocciolo e fu riavviato nel 1970 dopo gli interventi di riparazione. Una seconda fermata fu imposta nel 1979 per gli adeguamenti decisi in seguito all'incidente di Three Mile Island (USA). I lavori tennero fermo il reattore fino a tutto il 1982. Dopo il riavvio il reattore di Trino continuò ad operare fino al 1987.

Nel 1987, dopo l'ultima fermata per la ricarica del combustibile, la centrale di Trino non fu riavviata, in attesa delle decisioni del Governo conseguenti al mutamento degli indirizzi di politica energetica seguiti al referendum dell'87. Nel luglio 1990 il CIPE dispose la sua chiusura definitiva, dando mandato all'ENEL di predisporre il piano di decommissioning.
Fino al momento della sua fermata definitiva la centrale ha operato con il migliore standard di rendimento fra le centrali nucleari italiane, producendo complessivamente 26 miliardi di kWh di elettricità, equivalente a tredici volte il fabbisogno annuo dell'87 della provincia di Vercelli (2 miliardi di kWh).

Nel novembre 1999 la proprietà della centrale – così come per le altre tre centrali nucleari italiane – è stata trasferita a SOGIN, che ha il mandato di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito, allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione dell'area.

  
I rifiuti di trino a Saluggia


Il Deposito Avogadro del complesso di Saluggia contiene in una piscina 164 elementi di combustibile nucleare irraggiato, cioè quello scaricato dalle centrali nucleari. Di essi, 101 provengono dalla centrale nucleare di Trino Vercellese e 63 dalla centrale nucleare del Garigliano, situata a Sessa Aurunca (Caserta).
Il Deposito Avogadro contiene in una piscina 164 elementi di combustibile nucleare irraggiato, cioè quello scaricato dalle centrali nucleari. Di essi, 101 provengono dalla centrale nucleare di Trino Vercellese e 63 dalla centrale nucleare del Garigliano, situata a Sessa Aurunca (Caserta).
Del citato complesso di Saluggia fanno anche parte l’impianto Eurex-SO.G.I.N. all’interno del Centro ricerche dell’ENEA (ora è chiuso; effettuava il ritrattamento di elementi di combustibile irraggiato); ed il Complesso Sorin (produzione di preparati farmaceutici che contengono radioisotopi a breve tempo di dimezzamento e deposito temporaneo di rifiuti radioattivi solidi di II categoria).
A Saluggia si sono registrati diversi incidenti, anche gravi, da infiltrazione d'acqua che avrebbero contaminato la falda e la vicina Dora Baltea. L'ARPA Piemonte stende comunque rapporti tranquillizzanti: le contaminazioni avverrebero sempre secondo i limiti di legge e non rappresenterebbero alcun pericolo per la popolazione e per l'ambiente...

mercoledì 22 settembre 2010

SCHEDA: GLI F-35 DI CAMERI PREDISPOSTI ANCHE PER LE MISSIONI NUCLEARI


La natura "bipartisan" del programma JSF (Joint Strike Fighter F/35 Lightning II), sostenuto da tutti i governi italiani , da Massimo D’Alema in avanti, ha determinato un iter parlamentare complessivamente "tranquillo" per l’iter del progetto. Lo Stato italiano spenderà 15 miliardi di euro per finanziare le industrie belliche e per infilarsi in un affare nella massima parte "americano".
Il progetto Jsf (Joint Strike Fighter) ha preso il volo nel 1996. Il costo iniziale previsto solo per sviluppare il programma era di 25 miliardi di dollari. In 12 anni la cifra è raddoppiata. Si tratta della realizzazione di circa 6000 caccia bombardieri F-35 Lightning II, velivoli supersonici, in grado di eludere l'intercettazione radar, in grado di levarsi in volo da portaerei e concepiti per bombardamenti terra-aria. Insomma perfetti per andare a bombardare paesi lontani. Gli Usa ne acquisteranno circa 2.500 entro il 2034. Gli altri saranno venduti all'estero. Solo nell'ultimo anno la spesa per i nuovi caccia è aumentata di 23 miliardi, troppi in tempo di crisi globale, tanto che la corte dei conti americana ha avanzato riserve sul progetto. Tutti questi soldi vanno dalle casse dello Stato alla Lockheed Martin di Fort Woth in Texas. Il primo F-35 è uscito dalla fabbrica nel 2006. I partner stranieri del progetto contribuiscono per 4,8 miliardi di dollari. Con percentuali diverse. L'unico partner di primo livello è la Gran Bretagna che finanzia l'operazione per il 10%. Italia e Olanda con il 5% sono partner di secondo livello. Seguono con l'1% Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca, per pochi milioni partecipano anche Israele e Singapore che saranno acquirenti privilegiati dei nuovi caccia.
La scelta italiana è stata ratificata dal parlamento nel 1998 sotto il governo D'Alema e nel 2002 con Berlusconi, si è conclusa con la firma a Washington del sottosegretario alla difesa Forcieri (Ds). Dopo il parere favorevole, praticamente all'unanimità, delle commissioni difesa parlamentari (aprile 2010) non ci sono più ostacoli.
Aeronautica Militare e Marina hanno previsto di dotare le proprie linee tattiche di 131 Joint Strike Fighter per due terzi nella versione convenzionale e per il resto a decollo verticale. Per l’Aeronautica gli F-35 sostituiranno prima gli AMX e poi i Tornado, consentendo una linea da combattimento su due soli tipi (Eurofighter da difesa aerea e JSF da attacco). Per la Marina rimpiazzeranno gli attuali Harrier ed opereranno sulla nuova portaerei Cavour. Grazie alla maggiore efficienza ed efficacia, l’entrata in linea dei JSF permetterà una riduzione di circa la metà del numero degli aerei da attacco rispetto a oggi.
A Cameri è prevista la costruzione delle parti del cacciabombardiere - Lockheed Martin -  F35, e l'assemblaggio del velivolo (stabilimento FACO). Lo stabilimento entrerà in funzione nel 2012, e i primi aerei dovrebbero essere pronti a decollare nel 2013. All'inizio un singolo F-35 costava 45 milioni di euro, già oggi il costo è di 91 milioni (+45%) e nei prossimi anni è destinato a decollare.
Il mezzo da combattimento, di natura offensiva, viene definito "di quinta generazione", per le elevate prestazioni, i sensori avanzatissimi e le capacità di operare in modo "network-centrico". Tra le missioni anche la possibilità di compiere azioni di aggressione - anche con armi nucleari, tipiche degli attuali scenari strategici.
La vita operativa è prevista sino al 2045 circa. Oltre a partecipare alla produzione, l’industria italiana disporrà dell’unica linea di montaggio finale e di accettazione (FACO) fuori dagli Stati Uniti. Produrrà aerei quindi anche per altri Paesi, a cominciare dall'Olanda. Ma Cameri non è l'unico centro coinvolto in Italia. L'indotto coinvolgerebbe altri 40 siti industriali.
Alenia Aeronautica (Finmeccanica) incasserà dallo Stato per gli F-35 722 milioni di euro, Piaggio 88 milioni, l'Oto Melara 141 milioni, la Aermacchi 11 milioni e mezzo. In tutto le ditte italiane che parteciperanno al banchetto sono 29. Un settore, quello bellico, non certo in crisi che non richiede di ulteriori aiutini miliardari dello Stato. Se nel 1995 le armi non tiravano, ora è un vero boom, la riconversione è al contrario. Le industrie belliche italiane nel 2008 hanno guadagnano 4,3 miliardi di euro (+222%) e lo stato italiano è l'ottavo al mondo per spesa in armamenti. Dunque, scarsa ricaduta occupazionale, altissime spese pubbliche e enormi incassi per i privati, per dotarsi di caccia d'attacco americani. L'Italia, in quanto partner di secondo livello, non avrà neppure accesso ai segreti tecnologici delle armi che assembla. Sarà subalterna una volta di più agli Stati Uniti, tanto che francesi e tedeschi non hanno nessuna intenzione di far parte dell'operazione che scontenta anche la lobby degli intercettori Eurofigthers di costruzione europea. L'Italia ha già speso 7 miliardi di euro per questi caccia e ora già vuole gli F-35 americani. Un'operazione che lascia molti dubbi anche a militaristi nazionalisti e europei.
E', in conclusione, importante sottolineare il concetto portato avanti dagli attivisti di base che si oppongono: la battaglia per "fermare le fabbriche della morte", dato che anche la sinistra ufficiale a Novara, esagerando le potenzialità occupazionali del progetto, è per "il lavoro prima di tutto"...

REPORT 1° GIORNO DI CAROVANA + SCHEDA NUCLEARE LOMBARDIA

Scheda : Mappa Nucleare della Lombardia
Base atomica di Ghedi - 40 B61 americane
Miniere di uranio in Val Brembana, Val Seriana (Alpi Orobie, Bergamo)
L'uranio sotto Novazza è stimato in 130.000 mila tonnellate sotto un milione e mezzo di tonnellate di roccia
Possibili siti nuove centrali: Tavazzano (MI) e Viadana, S. Benedetto, Ostiglia e Sermide (Mantova)
Politecnico di Milano: ricerca ISIS - ELSI ed ITER (fusione) - DIP ENERGIA - obiettivo 100 ingegneri nucleari l'anno (sui 300 occorrenti)
Aziende: Ansaldo, Mangiarotti, INNSE (200 su 600 iscritte al sito ENEL per la certificazione) ....................
Università di Pavia: reattore sperimentale LENA
CCR ISPRA a Varese (competenza COMMISSIONE EUROPEA) - ha reattori di ricerca, depositi di materiale radiattivo per 3.000 mc, laboratori per misure di U-Pu
la radioattività è stata scaricata nel Lago Maggiore
Depositi bassa raioattività - Compoverde a Milano e Gommatom a Como
Aeroporto Orio al Serio (BG) - trasporto aereo di scorie radioattive
vie ferroviarie di trasporto scorie da Caorso (appena completati i carichi di cask verso Les Hague in Francia)

MERCOLEDì 22 SETTEMBRE: ASSEMBLEA PUBBLICA SERALE A BRESCIA


Appuntamento alle 20:30 in via Sardegna 34 alla casa delle associazioni presso l'oratorio S.Maria in Silva
Info ulteriori su: http://www.meetup.com/5stellelombardiacoordinamento/calendar/14834853/

martedì 21 settembre 2010

COMUNICAZIONE IMPORTANTE


HANNO DISATTIVATO IL MIO ACCOUNT SU FACEBOOK PER CUI TUTTA LA RETE DI CONTATTI CHE SI STAVA CREANDO PER LA RIUSCITA DELL'INIZIATIVA DELLA CAROVANA ANTINUCLEARE è DURAMENTE COMPROMESSA. DATO CHE ERO L'UNICO AMMINISTRATORE DEL GRUPPO SARA' IMPOSSIBILE, ANCHE DA PARTE DI QUALSIASI ALTRO UTENTE E PER UN TEMPO INDETERMINATO, AGGIORNARE QUESTO GRUPPO: http://www.facebook.com/group.php?gid=109409209119987

NON CI FACCIAMO INTIMORIRE DA FACCIALIBRO ED ANDIAMO AVANTI CON MAIL E CELLULARI. GIACOMO SICURELLO pace@zerogas.it - 329.20.35.418

HO CREATO UN NUOVO ACCOUNT SU FACEBOOK SI CHIAMA: "Vaffa Siempre"
oppure CONTATTANDO ALFONSO NAVARRA locosm@tim.it - 340.08.78.893

SCHEDA 1a TAPPA: GARDALAND e GHEDI

GARDALAND
ARRIVO PREVISTO ORE 13
Documenteremo la cantierizzazione in atto per la realizzazione del reattore montagna russa che sarà attivato nel 2011 come spot per il rilancio dell'atomo.
Dal sito di Gardaland "STA SUCCEDENDO QUALCOSA DI ANOMALO":
http://www.gardaland.it/index_genetix.php

More info su questo gruppo di denuncia http://www.facebook.com/search/?q=gardaland%20nucleare&init=quick&sid=0.41862283993671434#!/group.php?gid=150902828261964 (ORA BLOCCATO DA FACEBOOK)


GHEDI
ARRIVO PREVISTO ORE 16:30

BASE ATOMICA IL NUCLEAR SHARING ITALIANO IN AMBITO NATO, E LE VIE PER AGGIRARE IL TNP


Cominciamo, per fornire informazioni sulla base atomica di Ghedi, con una breve citazione da Wikipedia per una sintesi storica:
"Alla fine della seconda guerra mondiale l'aeroporto di Ghedi era in pessime condizioni, a causa degli attacchi alleati e delle mine fatte brillare dai tedeschi: vi erano dieci crateri di otto metri di diametro. Il 29 aprile 1945 la V armata americana occupò il campo che lo trasformò in parte in campo di concentramento per POW tedeschi, e fu riattivato nel 1951 come sede del 6º Stormo dell’Aeronautica Militare, prima dotato di P-51 Mustang, poi dei jet britannici Vampire, utilizzati fino al 1952.
All'inizio degli anni cinquanta la base venne intitolata alla Medaglia d'Oro al Valor Militare tenente Alfredo Fusco; la pista di volo venne ristrutturata per poter essere utilizzata dai moderni jet.
Ghedi ospitò gli F-84 fino al 1962 che furono poi sostituiti dagli F-104 Starfighter e, infine, dai Tornado IDS
".
L'aeroporto Alfredo Fusco di Brescia-Ghedi è un aeroporto militare utilizzato dal 6º Stormo dell'Aeronautica Militare con il 102º Gruppo (Papero incazzato), il 154º Gruppo (Diavoli Rossi) e il 156º Gruppo (Le linci) equipaggiati con Tornado IDS.
A Ghedi sono conservate 40 bombe atomiche americane modello B-61-4 (altre 50 B-61 sono stipate ad Aviano).
La potenza di queste bombe varia tra i 45 e 107 chilotoni (Hiroshima era 16 chilotoni).
La notizia è ricavata da un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, curato dal direttore della FAS Hans Kristensen (vai alla URL: http://www.nrdc.org/nuclear/euro/euro_pt1.pdf).
L'armamento rispetterebbe il concetto NATO di "Nuclear sharing", vale a dire che nell'ambito dell'Alleanza, in teoria, viene pianificato insieme l'uso delle armi nucleari che rappresentano ufficialmente "la suprema forma di deterrenza" (Concetto Strategico del 1999).
Le forze armate degli Stati non atomici possono essere coinvolte nella fornitura di queste armi, da parte degli Stati atomici, in caso di necessità del loro utilizzo.
Per i paesi partecipanti, la condivisione nucleare consiste nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l'uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.
I piloti italiani dell'Aeronautica addetti agli F-16 ed ai Tornado vengono addestrati anche per le missioni "nucleari" (così come, per esempio, avvenne in Olanda  per l'avvocato Meindert-Sterling, difensore di Turi Vaccaro: era un ex pilota "nucleare" di F-16 poi diventato obiettore e quindi presidente della IALANA, l'organizzazione internazionale dei giuristi contro le armi atomiche).
Delle tre potenze nucleari della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), solo gli Stati Uniti hanno fornito armi nucleari per la condivisione.
In tempo di pace, le armi nucleari immagazzinate nel paesi non-nucleari sono sorvegliate da soldati statunitensi; i codici necessari per farle esplodere sono sotto il controllo degli Stati Uniti. In caso di guerra, le armi devono essere montate su aerei militari dei paesi partecipanti. Le armi sono sotto la custodia e il controllo della USAF Munitions Support Squadrons collocata sulle principali basi operative della NATO che lavorano insieme con le forze della nazione ospitante.


Alfonso Navarra, nel giugno 1987, insieme ad altri sette pacifisti, penetrò nella base per denunciare l'incostituzionalità della "condivisione nucleare" e l'incompatibilità di queste armi atomiche - come si è visto parzialmente in franchising - rispetto alla stessa firma italiana del TNP (Trattato di Non Proliferazione, firma di cui va ricordata, citando l'ex ambasciatore Sergio Romano, la cosiddetta "clausola europea": l'Italia si riserva comunque la partecipazione a progetti di "bomba atomica europea").
La condivisione nucleare della NATO violerebbe gli articoli I e II del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), che vietano il trasferimento e l'accettazione, rispettivamente, del controllo diretto o indiretto sulle armi nucleari.
Gli Stati Uniti insistono che le loro forze hanno controllo delle armi e che nessun trasferimento delle bombe nucleari o controllo su di esse è destinato ad esserci "a meno che e fino a quando una decisione di andare in guerra viene presa, nel cui caso il TNP non sarebbe più il controllo", quindi non c'è violazione del TNP.
Tuttavia i piloti e altro personale dei paesi "non-nucleari" della NATO svolgono, come si è detto, esercitazioni sulla gestione e l'uso delle bombe nucleari statunitensi; e aerei da guerra non-statunitensi sono stati adattati per portare le bombe nucleari degli Stati Uniti, ciò ha comportato il trasferimento di alcune informazioni tecniche sulle armi nucleari. In sostanza, tutti i preparativi per fare una guerra nucleare sono già stati fatti dai paesi apparentemente non in possesso di armi nucleari - Italia in primis - e queste operazioni in tempo di pace dovrebbero essere considerate come del tutto in contrasto con l'obiettivo e lo spirito del TNP.
L'8^ Conferenza per il riesame del TNP si è tenuta ad Ottawa il maggio di quest'anno. Nonostante l’ambiziosa “opzione zero” rilanciata retoricamente dal presidente Obama e qualche parziale progresso del Trattato Start 3 con la Russia, gli obiettivi del Trattato, dopo quarant’anni dall’entrata in vigore, continuano ad essere largamente inevasi.
Il motivo principale si deve  alla disparità di status – mai messa in discussione dal Trattato –  tra gli Stati possessori  di armi nucleari (Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e tutti gli altri. Una conseguenza questa di un complesso quadro geopolitico, dominato allora da chi era uscito vincitore nella seconda guerra mondiale, e dall’effettività di avere già sperimentato l’arma nucleare.
Tra gli Stati firmatari del TNP solo i 5 citati hanno “il diritto” alle armi nucleari, anche se il Trattato ne imporrebbe il graduale disarmo con "trattative da condurre in buona fede". Questi stessi Stati sono impegnati a non trasferire armi atomiche ai paesi che non le possiedono e questi, a loro volta, si impegnano a rinunciare all’opzione nucleare militare ( articoli 1 e 2 del TNP). Ma abbiamo già documentato come la NATO abbia di fatto "aggirato" il Trattato.
Per l’energia nucleare civile invece l’art.4  ne riconosce il diritto per tutti i paesi aderenti al  Trattato, sotto il controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA).
Questo tema è diventato oggi più che mai d’attualità per la vicenda dell’arricchimento dell’uranio iraniano ( anche se Tehran, altalenante nei confronti delle ispezioni dell’Aiea,  continua a sostenere di volere produrre solo il nucleare civile che considera indispensabile per la sua autosufficienza energetica), ma è per sua natura  un tema colmo di ambiguità e trabochetti.
E' probabile che dalle sanzioni (siamo al quarto round) si passi ad un blitz israeliano contro gli impianti atomici iraniani dagli esiti imprevedibili, per il Medio Oriente e per il mondo.
Il passaggio dal nucleare civile a quello militare è  – grazie alle tecnologie dual use – costoso ma relativamente semplice (facilitato anche dalla reperibilità dei materiali fissili degli arsenali dismessi delle ex repubbliche sovietiche). Si ottiene anche attraverso il “ritrattamento” chimico di combustibile esaurito (plutonio o uranio 235) estratto dai reattori. Il punto è che non tutti gli impianti di ritrattamento sono sottoposti al controllo dell’Aiea. Non lo sono certamente quelli dei paesi non firmatari del TNP. E’ il caso dell’India – non firmataria, come Pakistan e Israele, di questo trattato – che si è procurata la sua arma atomica nel 1974 , grazie al materiale fissile di un reattore Candu  fornito dal Canada  per un accordo  di cooperazione nucleare civile. Anche Israele possiede da quasi 30 anni armi nucleari – 300 o 400 – grazie al plutonio fornito dalla Francia. Il fenomeno continua anche in tempi recenti: gli Usa nel 2005 hanno firmato  con l’India  un trattato per l’esportazione di tecnologia e combustibile nucleare, la Cina si è impegnata col Pakistan per la costruzione, nel tormentato Punjab, di due reattori nucleari.
L’incontrollabilità del dual use, la facilità del passaggio dall’ uso civile a quello militare, è il modo più efficace per aggirare il TNP e conferma la strettissima parentela tra atomo cosiddetto "di guerra" ed atomo cosiddetto "di pace".

CAROVANA ANTINUCLEARE: VIDEOMESSAGGIO + TAPPA n°0 CONFERENZA STAMPA a MILANO



Davanti al piccolo reattore del Politecnico, parte la carovana anti-nucleare
www.c6.tv



Milano. E' stata presentata in piazza Leonardo da Vinci la carovana anti-nucleare che da oggi fino al 2 ottobre toccherà i luoghi più significativi nella storia del nucleare italiano per dire no al ritorno dell'atomo. Anche la sede della presentazione non è stata scelta a caso: nei cortili del Centro studi nucleari del Politecnico, infatti, si trova un piccolo reattore - oggi ovviamente dismesso - usato in passato per gli esperimenti degli studenti. Noi abbiamo colto l'occasione per andare a dare un'occhiata da vicino. Servizio di Marco Billeci

Report dell'iniziativa:
presenti quattro attivisti, un solo giornalista ed una dozzina di personale della digos.

Il flashmob al reattorino non c'è stato per ovvi motivi, ma è solo rinviato ad ottobre, quando, ne siamo sicuri, la carovana rientrerà a Milano potenziata dalle esperienze della penisola.

Domani partiremo in 3-4 persone con la prima macchinata della staffetta/carovana antinucleare, per unirsi a noi contattateci al 3292035418 (Giacomo)

MEGLIO ATTIVI OGGI, CHE RADIOATTIVI DOMANI!

sabato 18 settembre 2010

Scheda: il reattorino del CESNEF nella Milano nucleare




Il reattorino sperimentale del Politecnico - Centro Studi Nucleari Enrico Fermi CESNEF - a Milano è stato costuito nel 1959 e chiuso, ufficialmente nel 1979, di fatto nei primissimi anni '80. E' situato nei giardini del Dipartimento di Energia, tra via Ponzio e via Bassini.
La progettazione dell'edificio richiese ovviamente particolarissimi accorgimenti e fu affidata all'architetto Giovanni Bonicalzi, docente di Architettura tecnica.
Il reattorino L54M, della Atomic International, ha la forma di un piccolo cubo bianco, e a suo tempo sviluppava, in funzionamento ( il combustibile è una soluzione acquosa di UO2SO4), una potenza di 50 Kw. Il reattore avrebbe operato in maniera discontinua per una potenza integrale totale di 17 MWd. Il combustibile è stato consegnato all'impianto EUREX di Saluggia nel giugno 1994.
L'impianto, privo comunque di combustibile, è tenuto costantemente d'occhio dal personale con tutti gli oneri che ne seguono: sorveglianza, assicurazione, aggiornamento della strumentazione e obbligo che tutto sia sempre in regola. Tempo fa il rettore aveva avviato le pratiche per lo smantellamento, ancora non iniziato.
Il "decomissioning", così si chiama lo smantellamento di un impianto del genere, costerebbe tra i 4 e i 5 milioni. Al momento, non sarebbe chiaro chi, tra Politecnico e ministero dell'Istruzione, dovrebbe farsi carico della spesa.
Il link al sito del CESNEF è alla URL: http://www.radioprotezione.polimi.it/
Per adeguarsi alla tendenza al "rinascenza dell'atomo", il Politecnico di Milano sta investendo ben 12 milioni di euro nei nuovi laboratori nucleari in via di realizzazione alla Bovisa: un edificio di tre piani oltre a un bunker per gli esperimenti con la radioattività.
Al Politecnico di Milano, nel Dipartimento Energia, si porta avanti la ricerca per il reattore di Terza Generazione Avanzata IRIS e per una delle sei filiere (ELSI, raffreddamento a piombo liquido) su cui si sta sperimentando la Quarta Generazione.
Si collabora con l'Università di Padova per il progetto ITER sulla fusione nucleare.
Il prof. Marco Ricotti, del Politecnico, responsabile delle ricerche su ELSI, (ed anche candidato, insieme ad Umberto Veronesi, a presidente per l'Agenzia della Sicurezza Nucleare) lamentandosi su "L'ingegnere" (n° 180 del 10/09/2010) dei tagli finanziari all'istruzione, ci informa:
"Nelle sei università che hanno mantenuto un insegnamento in campo nucleare (Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Alma Mater di Bologna, Università di Pisa, La Sapienza di Roma e Università di Palermo) il numero di docenti è limitato complessivamente a 70 unità stabili".
In relazione ai piani annunciati, bisognerebbe arrivare a sfornare 300 ingegneri nucleari l'anno (come negli "anni d'oro" dell'atomo italiano), rispetto al centinaio scarso attuale. Il Politecnico contribuisce con 20-25-30 laureati, ma le matricole stanno aumentando significativamente. L'ultimo anno accademico vedeva 50 iscritti italiani e comunitari, 5 stranieri, 2 per il "progetto Marco Polo".
Il business nucleare solo a Milano, se il governo fa partire i progetti auspicati dalla lobby atomica, stando ai nostri calcoli, dovrebbe valere, grosso modo, 15 miliardi di euro sino al 2025-2030, quindi in media quasi un miliardo di euro l'anno nei prossimi anni.
Passata la festa (per loro) dell'Expo 2015, si tratterà della più ghiotta occasione per gli affaristi all'ombra della Madonnina.
Esiste una pratica per la "certificazione nucleare", aperta dal governo con la collaborazione di ENEL (ci si registra su www.acquisti.enel.it) , e finora sulle quasi 600 imprese che a livello nazionale si sono prenotate, oltre 1/3 sono lombarde, e di queste la metà sono "milanesi".
Facendo una suddivisione quantitativa per numero di imprese, alla Lombardia toccherebbero 16 miliardi e a Milano 8. Calcolando però un coefficiente di "grandezza" e di "qualità" industriale, possiamo arrivare, a naso, stando molto bassi, a 30 miliardi per la Lombardia e 15 miliardi, appunto, per Milano.
La Lombardia, per l'Italia, è, infatti, il cuore elettromeccanico, con un know-how nel campo della costruzione di impianti riconosciuto a livello mondiale. Queste le cifre del 2008: 500 imprese, 9 miliardi di fatturato annuo, 23.000 addetti. La Confindustria stima che il 70% della torta nucleare italiana andrà a questa regione.

Un punto cruciale del piano è quanta parte dell'"isola nucleare" dei reattori sarà di competenza italiana. E l'isola nucleare significa il 20% dei costi. Dopodiche, dell'80% restante, il 30% è costituito dalla parte convenzionale (turbine, sistemi elettrici); il 20 % dalle opere civili. In quantità peseranno le forniture meccaniche (30 per cento), seguite dalle opere civili, dal montaggio e, per il 20 per cento, dall'area tecnologica.

Occupazione da nucleare
"Nelle centrali una dote di 20.000 posti" - (Luca Davi – Sole 24 Ore del 14 luglio 2010)

"Sono almeno 20mila i posti di lavoro che il nucleare potrebbe generare in Italia nei prossimi anni… Nel dettaglio, la realizzazione di una unità EPR… richiede fino a 600 addetti altamente qualificati per la gestione dell'ingegneria, degli approvvigionamenti e della costruzione. A questi vanno aggiunte le 2.500 presenze giornaliere in cantiere e circa 300 persone per l'esercizio di una unità. Quasi 3.400 persone che, moltiplicate, per le quattro unità previste, portano a oltre 12mila il numero dei posti potenzialmente creabili… "
(Va inoltre calcolato il contributo della costituenda seconda cordata Eon – Gas de France Suez con i reattori AP1000)
"Agli occupati diretti bisogna poi aggiungere, secondo le stime di Confindustria Anie, almeno altri 10mila posti (il 16% rispetto agli attuali livelli occupazionali) nei comparti dell'elettromeccanica, i più direttamente collegati allo sviluppo delle centrali, visto il forte fabbisogno di tecnologie destinate alle infrastrutture di rete elettrica"…
Costruzione: tempo medio 8 anni
Esercizio: si passa a 50 anni ed oltre; per gli EPR se ne prevedono 60: la tendenza è ad allungare la vita delle centrali
Per riassumere, avremmo quindi circa 20.000 posti di lavoro (a stare larghi) che per le rinnovabili invece, con lo stesso investimento, andrebbero moltiplicati per 15: 300.000 posti di lavoro, di cui a Milano almeno 1/6= 50.000 nuovi posti di lavoro, "puliti" e di effettiva utilità sociale. (Ma questa seconda cifra andrà abbastanza ridotta perchè la produzione da rinnovabili è distribuita e diffusa più omogeneamente tra i territori).

Le aziende nucleari

La "signora atomo", Anne Lauvergeon, ricorda (Sole 24 ore del 5-9-10) che Areva, da lei presieduta, già lavora  per costruire centrali in Francia e in tutto il mondo con gruppi come Finmeccanica, Techint, Mangiarotti Nuclear, Camozzi (ex INNSE).

Il coinvolgimento del sistema bancario milanese nel nucleare

Non è economicamente conveniente, il nucleare - almeno dal punto di vista dell'economia che viaggia raso terra, quella fondata sul lavoro, e non sulla finanza speculativa- ed è proprio per questo che le banche lo finanziano. Le prime due banche nucleari in Italia secondo una ricerca (http://www.nuclearbanks.org/) commissionata dalla coalizione Banktrack (http://www.banktrack.org/) all'Istituto indipendente Profundo, sono UniCredit e Intesa San Paolo.
Milano è la capitale della finanza e delle banche,vi è installata la Borsa (in Piazza Affari), ed è la sede delle principali banche (Intesa, BPM, BCC...) che saranno citate nei rapporti che prenderemo in esame.
Unicredit ha sede legale a Roma ma amministrativa ed operativa a Milano.
Le prime 10 banche finanziatrici nel mondo sono comunque straniere. Nell'ordine: BNP Paribas (Francia) (che partecipa l'italiana BNL), Barclays (UK), Citi (US), Société Générale (Francia), Crédit Agricole/Calyon (Francia), Royal Bank of Scotland (UK), Deutsche Bank (Germania), HSBC (UK / Hong Kong), JP Morgan (Stati Uniti) e Bank of China. Tre banche francesi nei primi cinque posti.
Dal sito in lingua inglese, collegato alla ricerca: "Banche nucleari? No grazie" troviamo un elenco delle compagnie nucleari (http://www.nuclearbanks.org/#/nuclear%20companies). L'Ansaldo Energia, ad esempio, vi figura come "radioattiva per il 12%". Troviamo anche una mappa dei progetti nucleari (http://www.nuclearbanks.org/#/nuclear%20projects), che è evidentemente incompleta (si consideri solo l'area mediorientale, totalmente scoperta).