Sito denuclearizzato

mercoledì 20 ottobre 2010

WRI nel mirino del fisco - L’Agenzia delle Entrate minaccia di confiscare i beni a War Resisters’ International per resistenza alle spese militari.

War Resisters’ International, una rete internazionale di organizzazioni pacifiste e antimilitariste con oltre 80 affiliati in più di 40 nazioni,rischia la confisca dei beni da parte del fisco poiché l’organizzazione pacifista rifiuta di pagare parte delle imposte sul reddito a causa della sua obiezione di coscienza contro il finanziamento delle guerre.
22 settembre 2010 - Andreas Speck (War Resisters' International)
Fonte: Traduzione di Antonella Recchia - 22 settembre 2010
  Logo WRI War Resisters’ International si rifiuta di pagare le tasse – circa il 7% delle imposte sul reddito,
pressappoco l’equivalente della percentuale del budget destinato alle spese militari – dall’anno fiscale 2002/03. Nella sua costante corrispondenza con il fisco, l’organizzazione afferma:

“L’interpretazione dei diritti umani è in continuo mutamento, e oggigiorno non vi è più alcun dubbio che l’obiezione al servizio militare sia un diritto umano, derivante dall’Art. 9 della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali. Siamo convinti che lo stesso valga per l’obiezione di coscienza alle spese militari. Pertanto, contestiamo che il debito…costituisca un debito legittimo, in quanto è il risultato di una legge che viola i diritti umani fondamentali, implementati dallo Human Rights Act”.  

Inoltre, l’organizzazione fa riferimento alla tradizione della disobbedienza civile, praticata da Henry David Thoreau, Mohandas K Gandhi, o Martin Luther King.

L’attuale controversia riguarda le imposte non pagate per gli anni fiscali 2007/08, 2008/09 e 2009/10. Nella lettera intimidatoria a War Resisters’ International, l’Agenzia delle Entrate non fa alcun riferimento agli aspetti concernenti i diritti umani, ignorando le questioni sollevate da War Resisters’ International. Semplicemente, si legge quanto segue:

Dai nostri registri risulta…il mancato pagamento delle imposte nei termini consentiti. Pertanto, il pagamento dell’intero importo dovuto è da effettuarsi immediatamente…in caso contrario, vista la non ottemperanza a quanto richiesto, sarà intrapresa azione di pignoramento e conseguente confisca dei beni e messa in vendita in asta pubblica”.

WRI ha nuovamente replicato, chiedendo di esaminare la questione. Nella sua ultima lettera, l’organizzazione scrive: “Vogliamo ancora una volta sottolineare che ci piacerebbe molto discutere della questione con uno dei vostri rappresentanti, preferibilmente al di fuori di un’aula di tribunale – e perché no? in un dibattito pubblico. Tuttavia, qualora non dovesse essere possibile risolvere la questione fuori dal tribunale, saremo pronti a sostenere le nostre ragioni in un’aula di giustizia.

War Resisters’ International pone l’accento sul fatto che è un diritto umano dei propri collaboratori esercitare l’obiezione di coscienza contro le spese militari. Chiediamo all’Agenzia delle Entrate di prendere in considerazione le ragioni morali e legali da noi avanzate.

Veronesi a capo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare

Veronesi nuclearista e inceneritorista


Veronesi garantisce per il nucleare. Guiderà lui l'Agenzia della Sicurezza. Veronesi è un oncologo, un mestiere che con le centrali nucleari non ha nulla a che vedere. Un vecchio usato dalla politica e che sfrutta la politica. Un senatore del Pdmenoelle. Veronesi è un uomo rassicurante per tutte le porcate, come gli inceneritori che chiama termovalorizzatori pur non sapendo un'emerita cippa di rifiuti e di energia. Garantisce che non provocano tumori e malattie respiratorie. E' la faccia buona del cancro, un imprenditore della salute. Senza una buona diffusione degli inceneritori, infatti, a cosa servirebbero i suoi ospedali? Formigoni. governatore eletto illegalmente per la quarta volta, si è detto favorevole alla centrale nucleare in Lombardia. Garantirà Veronesi che ha tenuto a precisare che non c'è nessun rischio Chernobyl. Veronesi, nuclearista e inceneritorista, il massimo per un garante.
(da beppegrillo.it)

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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA
 
Anche la SOGIN è appena uscita dal Commissariamento ed ha nominato il nuovo CDA: Giancarlo Aragona è il  presidente e Giuseppe Nucci l'amministratore delegato.
 
La road map del nucleare fa quindi dei passi avanti, ma è verosimile che, prima di indicare i siti, la lobby atomica aspetti che si vada a votare sul referendum di Di Pietro (giugno 2011).
Canterà vittoria dopo il non raggiungimento del quorum.
Il quale referendum potrà essere rinviato di un anno solo da probabili elezioni anticipate il marzo dell'anno prossimo...
 
 
NUCLEARE

Umberto Veronesi ha detto "sì"
Guiderà l'Agenzia per la sicurezza

L'oncologo scioglie le riserve. "Quattro anni per produrre energia. E nessun rischio Chernobyl". Condivisione nella scelta tra il ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Romani. Ma nel Pd, con cui Veronesi è diventato senatore, Della Seta e Ferrante ricordano al professore l'impegno: "Ora si dimetta da parlamentare"

ROMA - Il professore Umberto Veronesi ha sciolto le riserve: dirigerà l'Agenzia per la sicurezza del nucleare in Italia. "Ho accettato volentieri- fa sapere Veronesi -. Potrei svolgere un lavoro come esperto in protezione ambientale. L'agenzia non è ancora partita: si devono nominare i vertici e poi organizzare tutto il lavoro".

Su Veronesi presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare esprimono "grande condivisione" i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, secondo quanto appreso al termine dell'incontro tra i due, questa mattina al dicastero dell'Ambiente. Per la nomina di Veronesi si attende ora il decreto della Presidenza del Consiglio.

Stamattina Veronesi è intervenuto al telefono nella trasmissione Mattino 5. Per avere in Italia "il nucleare come soggetto di energia - ha spiegato - ci vorranno quattro anni per la primissima attività. I nuovi reattori sono i più potenti e i più sicuri, non c'è più dubbio su questo". "Il referendum" anti-nucleare in Italia - ricorda Veronesi - si svolse a ridosso di Chernobyl, ma lì ci fu la follia di un direttore che per fare un esperimento tolse 12 livelli di sicurezza. Una follia umana che non si ripeterà mai più. E, inoltre, dopo tanti anni non c'è più nessun rischio".

L'incarico a Veronesi per un ritorno al nucleare voluto dalla maggioranza, crea anche un caso all'interno del Pd, contrario all'atomo e nelle cui file l'oncologo è stato eletto al Senato. Gli Ecodem ora gli chiedono di dimettersi da parlamentare, scelta che lo stesso Veronesi aveva annunciato in un'intervista un paio di mesi fa in vista della nomina. Oggi i senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante gli ricordano l'impegno. ''Non possiamo che augurargli buon lavoro" anche se ''sta mettendo la sua straordinaria autorevolezza e la sua fama al servizio di un progetto, quello del ritorno al nucleare in Italia, che si rivelerà una pericolosa avventura e che finirà nel nulla''.

Rincara Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. "Umberto Veronesi è nel suo campo persona di assoluto valore e competenza, una di quelle figure che fanno onore all'Italia. Ma non potrà essere lui la foglia di fico che renderà possibile una scelta antieconomica e contraria agli interessi dei cittadini e del paese come il nucleare". 

(15 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 






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CONFESSO: ANCH'IO SONO UN MANDANTE MORALE!

Il nucleare in Lombardia ed il carro francese

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/18/news/il_ministro_romani_probabile_una_centrale_nucleare_in_lombardia-8199197/?ref=HREC1-7

da parte di Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari, coordinamento Energia Felice
 
Il neoministro allo Sviluppo Romani giudica molto probabile la costruzione in Lombardia di "almeno" una delle centrali nucleari previste. Riferisce poi che per convincere le popolazioni ad accettare l'atomo in casa si farà ricorso al "metodo francese": offrire incentivi ai Comuni che si candidano ad ospitare gli impianti.
La road map del nucleare prosegue, sia pure con qualche ritardo: Umberto Veronesi viene nominato a presidente dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare; la Sogin ha una nuova dirigenza (Giancarlo Aragona è il  presidente e Giuseppe Nucci l'amministratore delegato), dopo il commissariamento, durato oltre un anno.
La Sogin è la società (100% di proprietà del Tesoro) che nel piano nucleare del governo dovrà occuparsi del Parco Tecnologico, compreso il deposito delle scorie radioattive. Il suo lavoro l'avrebbe già condotta all' individuazione di 52 aree adatte. Una lista finita nel cassetto, in attesa dei criteri che dovrà fissare l'Agenzia Nucleare.
La localizzazione delle centrali avverrà dopo i criteri individuati dall'ASN e relativa lista dei siti adatti; dovranno comunque intervenire le Regioni con un loro parere e le "cordate" (Enel-EDF per gli EPR e forse anche E.ON- Gas De Suez per gli AP1000).
In Lombardia un sito radioattivizzabile è fra Cremona e Mantova, ovviamente sul Po.
E' verosimile però che, prima di indicare i siti, la lobby atomica aspetti che si vada a votare sul referendum di Di Pietro (verso il giugno 2011).
Una iniziativa che reputo un errore tattico.
Berlusconi & C. canteranno vittoria dopo il praticamente certo non raggiungimento del quorum.
Il quale referendum potrà essere rinviato di un anno solo da probabili elezioni anticipate il marzo dell'anno prossimo...
La mia posizione è mettere le mani avanti rispetto al risultato chiamandolo "sondaggio": in Italia il deficit democratico ed il monopolio televisivo Mediarai ha abolito di fatto questo istituto di democrazia diretta.
Dobbiamo insomma denunciare che partecipiamo ad un gioco truccato...
 
Un altro punto su cui invito alla riflessione gli attivisti, già convinti della assulta illogicità dei piani atomici, è perchè l'Italia si attacca al carro nucleare francese.
 
La Francia, che è il Paese più nuclearizzato del mondo, ha evidenti interessi ad ammortizzare i suoi pesanti investimenti nucleari che hanno come scopo principale l'arsenale atomico finalizzato alla "Grandeur".
Deve quindi oggi piazzare gli EPR in giro per il mondo.
 
Per rispondere alla domanda da me proposta, avanzo due ipotesi complementari:
1- Roma ha bisogno che in Europa si chiudano gli occhi rispetto alla voragine del debito pubblico italiano (rischiamo - non è uno scherzo - l'esclusione dall'euro);
2- l'ENEL cerca una occasione di business che ripiani in parte i suoi debiti stratosferici  (Pantalone, cioè il contribuente, deve subire un ulteriore salasso per mantenere a galla le società della "razza padrona" ex di Stato).
 
Per quanto riguarda più specificamente il primo elemento, faccio notare che, a livello UE, anche se Santoro non lo sa, si sta discutento la riforma del patto di stabilità, vale a dire una nuova versione dei "parametri di Maastricht".
L'Italia partecipa al tavolo con una richiesta precisa: "Vanno presi in considerazione anche livello e variazione del debito privato".
Leggo sul Sole 24 Ore di ieri: "Parigi (come Roma) non solo rifiuta gli automatismi sanzionatori e rigide gabbie numeriche per smantellare gli squilibri nei conti pubblici ma insiste perché sia l'istanza politica - non quella tecnica, ndr - cioé il Consiglio, a prendere le decisioni".
Il fatto che si sia creato un asse franco-italiano contro la Germania su questa vicenda decisiva (da cui dipende la quantità di tutti i tagli nella spesa pubblica, sembra 40 miliardi di euro annui per l'Italia, a prescindere dal colore della maggioranza che governa), a mio modesto parere, ha qualcosa a che vedere con il "favore" che stiamo facendo a Sarkozy acquistando i reattori nucleari francesi...
 
Oggi sempre sul Sole 24 Ore apprendiamo che al Lussemburgo è stato siglato un accordo politico quadro sulla riforma del patto di stabilità, che Tremonti giudica "molto buono".
"I ministri finanziari dell'Eurogruppo ieri hanno negoziato per ben 13 ore ininterrotte mediando tra gli opposti estremismi del partito tedesco (sostenuto da nordici, Repubblica Ceca e Slovacchia) deciso a imporre una rigidissima camicia di forza ai renitenti a un eccesso di disciplina. E del partito mediterraneo, guidato da Francia e Italia (appoggiato da Belgio, Spagna, Portogallo e Grecia), altrettanto deciso a respingere il modello del rigore inflessibile e tutto matematico".
Tutta questa complessa partita dovrebbe chiudersi nel 2013 con l'approvazione di emendamenti ai Trattati UE.
 
Nei piani per il rilancio del nucleare in Italia questa volta, diversamente che nel passato, vedo oggi, a conti fatti, una motivazione economica prevalente rispetto alle esigenze geopolitiche (anche se l'economia va interpretata non solo come produzione di profitto, ma più complessamente, come fattore di potenza).
 
Riporto, infine, la notizia delle dichiarazioni di Romani come l'ha data "Repubblica" ed anche un commento di Andrea Poggio, Legambiente Lombardia. La "Green Economy" è un treno che il nucleare rischia di farci perdere, ma come "Energia Felice" indicherei piuttosto un obiettivo di "Buenvivir", che prenda atto in modo radicale dell'insostenibilità politica e sociale dell'attuale modello di crescita.
Senza tema di apparire "catastrofista", credo infatti che occorra dire al popolo la verità "rivoluzionaria": se non invertiamo la rotta è a rischio la sopravvivenza della nostra specie sul Pianeta...
 
Ricordo, per discutere ed approfondire anche queste considerazioni, la giornata di formazione per il Comitato Energia Felice prevista per il giorno marcoledi 27 ottobre presso la sala del Consiglio Regionale della Lombardia (via Fabio Filzi, 29 - 20124 Milano).
 
 
 
www.repubblica.it - 19 ottobre 2010
 
L'ANNUNCIO

Il ministro Romani: "Probabile una centrale nucleare in Lombardia"

"Mi sembra strano non prevederne una", ha detto il titolare dell Sviluppo economico
"Ho ricontrato anche una disponibilità da parte del governatore Roberto Formigoni"

di STEFANO ROSSI
 
Una centrale nucleare in Lombardia? Si può fare, secondo il neoministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. "Ritengo che, non essendoci una opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione, Roberto Formigoni, una centrale può darsi che possa essere installata - ha detto il ministro parlando a margine di un convegno a Milano - Penso che la Lombardia sarà sicuramente una delle regioni dalle quali si comincerà a esaminare la possibilità di un insediamento. È la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata e quindi la più bisognosa di energia. Non voglio fare numeri ma mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ci possa essere una centrale".
Il progetto del governo di ripresa del nucleare, ha ricordato Romani, prevede la costruzione di quattro centrali in base a un accordo siglato con i francesi di Edf, "ed è ovvio che si dovranno trovare i siti". Tutto sarà fatto, ha proseguito il ministro, "con il consenso di coloro che vedranno installate le centrali nel loro territorio", ma un meccanismo valido per ottenerlo, secondo Romani, potrebbe essere quello adottato in Francia di incentivi ai Comuni per candidarsi a ospitare gli impianti, un sistema "che ha generato competizione".
Chiamato in causa, Formigoni ha tirato un robusto colpo di freno, cercando di non entrare in rotta di collisione con il governo. Così, mentre confermava di essere "d'accordo con la scelta del governo di sviluppare il nucleare, perché l'energia costa troppo e questo per le aziende è una palla al piede", il governatore ha aggiunto che "altra cosa è la localizzazione delle centrali, da pensare con una strategia nazionale". Solo pochi mesi fa, in campagna elettorale per la riconferma in Regione, Formigoni predicava che la Lombardia era autosufficiente dal punto di vista energetico. Non ci sarebbe bisogno, dunque, di energia elettrica prodotta da centrali nucleari. Dopo l'uscita di Romani ha preso tempo. Si dovrà discutere, ha detto il governatore, "ed è impossibile pronosticare dove questo dialogo porterà".
Un'idea ce l'ha la Lega, che con il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, sostiene che al momento di centrali nucleari la Lombardia non ha bisogno: "Il fabbisogno energetico per il momento è coperto. Fatico a dire sì a priori all'ipotesi di una centrale. Bisogna ragionare, ma andrei cauto. Ci sono tante valutazioni da fare. Per esempio, in Lombardia sì ma dove?".
Al ministro ha risposto Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, che ha anche individuato la localizzazione possibile per la centrale nucleare lombarda: "Fra le province di Cremona e Mantova, lungo l'asta pluviale del Po". Si tratta di una zona relativamente poco urbanizzata che i verdi hanno individuato insieme a una quindicina di altri possibili siti: Monfalcone (Friuli Venezia Giulia), Chioggia (Veneto), Caorso (Emilia Romagna), Fossano e Trino (Piemonte), Scarlino (Toscana), San Benedetto del Tronto (Marche), Montalto di Castro e Latina (Lazio), Termoli (Molise), Mola di Bari, Nardò e Manduria (Puglia), Scanzano Ionico (Basilicata), Oristano (Sardegna), Palma (Sicilia). "Non siamo mai stati smentiti".
Un mese fa anche l'oncologo Umberto Veronesi, candidato alla guida dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e nuclearista convinto, ad Alghero per un convegno, aveva dichiarato alla Nuova Sardegna che i sardi dovrebbero essere contenti di ospitare una centrale.
 
 
Subject: Paolo Romani e il nucleare in Lombardia


Il Ministro Paolo Romani e una o due centrali nucleari in Lombardia? Un "distretto nucleare" nel nord milanese?
Penso che mentre tutta Europa scatena la gara a vantaggio dell'efficienza energetica e delle rinnovabile, con lo scopo di sostituire progressivamente tutte le centrali a petrolio e nucleare, Berlusconi sia rimasto legato ai miti del secolo scorso.
Mentre si promettono qualche migliaia di posti di lavoro (2 mila per ogni centrale nucleare in costruzione) si dimentica che le rinnovabili occupano oggi in Italia 80.000 professionisti, tecnici e operai. 20 mila di questi nella sola Regione Lombardia.
Il nucleare ci fa perdere la corsa nella green economy!


Andrea Poggio - vicedirettore generale Legambiente onlus





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martedì 19 ottobre 2010

Enea "festeggia" i 50 anni di energia atomica riaccendendo i reattori alla casaccia (roma)

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_19/enea-50-anni-ricerca-annuncio-virtuani-1703982503580.shtml

Enea: 50 anni di energia atomica
al centro ricerche della Casaccia

Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori


Il reattore Triga alla Casaccia
Il reattore Triga alla Casaccia
ROMA - Mentre si torna a discutere di produzione di energia atomica nel Belpaese, il cuore della ricerca nucleare italiana rimane a pochi chilometri dal Colosseo. E' il centro della Casaccia di Santa Maria di Galeria dell'Enea (acronimo che un tempo significava volta Energia nucleare ed energie alternative, oggi Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha formato intere generazioni di ricercatori, anche dopo l'abbandono del programma nucleare nazionale. Enea festeggia mercoledì 20 ottobre i 50 anni riavviando ufficialmente e portando a criticità i due reattori Triga e Tapiro, in vista di nuove attività di ricerca e di sviluppo.

Il reattore «Tapiro» nel centro Casaccia dell'Enea
Il reattore «Tapiro» nel centro Casaccia dell'Enea
REATTORI ACCESI - Accanto alla rimessa in funzione dei due reattori, in mattinata si terrà un convegno nel quale si percorrerà la storia del Programma nucleare italiano partendo dall'eredità lasciata da Enrico Fermi, passando proprio dal significato rappresentato dal centro della Casaccia fino ad arrivare al contestato rilancio della produzione di energia atomica voluta dal governo Berlusconi, che sarà illustrato anche dall'intervento previsto di Stefano Saglia, sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega all'energia.
I due piccoli reattori sperimentali, osserva l'Enea in una nota, torneranno a funzionare nel quadro «del rinnovato impegno dell'Agenzia Enea nel fornire, in sintonia con le decisioni del governo in materia energetica, sostegno tecnico e scientifico alla crescita delle capacita' e delle competenze del mondo industriale nazionale».

Corriere on-line - 19 ottobre 2010


SERATA BENEFIT ZEROGAS-OSM CAROVANA ANTINUCLEARE AL CLUB GIALLO

2 OTTOBRE: DEPOSITO DI PLUTONIO AL CENTRO ENEA DELLA CASACCIA - ROMA + APPRODO DELLA CAROVANA AL NO BERLUSCONI DAY

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venerdì 1 ottobre 2010

MONTALTO DI CASTRO, CUORE DEL MOVIMENTO ANTINUCLEARE DEGLI ANNI '70 - '80 + CENA SOCIALE CONVIVIALE ANTIATOMICA A VITERBO

Siamo arrivati nel primo pomeriggio a Montalto di Castro con l'idea di fare qualche intervista, ma l'unica persona che siamo riusciti ad intervistare è stat una giornalista che in realtà voleva intervistare noi. Così accompagnati da lei siamo andati all'esterno dello scheletro della centrale mai entrata in funzione grazie al referendum dell'8/11/ 1987.  Montalto rimane comunque a detta di autorevoli esponenti di Enel e governo il sito più adatto per caratteristiche geomorfologiche, idrografiche e di bassissima sismicità, etc. Per questo anche se attualmente non c'è ancora molta partecipazione in merito sul territorio, chi abbiamo conosciuto dice che le forze antinucleariste esistono, ma sono solo latenti, in attesa di conscere i dettagli del piano atomico del governo, per poi agire!

Tornati in paese siamo riusciti ad intervistare qualche cittadino favorevole alle centrali e qualcuno sfavorevole, ma soprattutto il sindaco ed il vicesindaco che si sono dichiarati assolutamente contro il nucleare e per le fonti rinnovabili, ma molto sfiduciati sul fatto che una prossima giunta potrebbe invece farsi "comprare" dai 20 milione di euro l'anno promessi per l'allocamento della centrale, in pratica di più del bilancio comunale stesso.

Si ringraziano per l'ospitalità Peppe Sini (attivista antinucleare nonviolento), Luciano e tutti gli straordinari ragazzi/e del Centro Sociale Autogestito di Viterbo "Valla Faul", per la cena e per aver organizzato la serata!  QUI UN PAIO DI ARTICOLI INTERESSANTI SULL'INCONTRO:
http://www.newtuscia.it/interna.asp?idPag=19413
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2010/10/msg00003.html

P.s.= prendiamo inoltre atto che le forze dell'ordine sono state il gruppo che ha "aderito" con più esponenti a questa tappa della carovana e che alcuni di loro si sono dichiarati antinuclearisti convinti ...

SCHEDA: IL CISAM DI PISA E LE AMBIZIONI NUCLEARI MILITARI DELL'ITALIA

La Carovana antinucleare passerà, il 29 settembre, per Pisa dove ha sede il CISAM. Le attività di questo centro di ricerca militare dimostrano come anche il nucleare civile italiano avesse finalità militari, sia pure ammantate di "europeicità", stando per esempio alle testimonianze degli ex ambasciatori Romano ed Albonetti (vedi la scheda).



SCHEDA: IL CISAM DI PISA E LE AMBIZIONI NUCLEARI MILITARI DELL'ITALIA
Il territorio toscano è sempre più militarizzato e minacciato, dalle basi militari al nucleare. Vicino a Pisa sorge il CISAM, ex Cresam , e prima ancora Camen.

IL CAMEN (Centro Applicazione Militari per l'Energia Nucleare) nasce nel 1955 nell'ambito dell'accademia militare di Livorno con lo scopo, da parte della Marina Militare, di progettare un motore a propulsione nucleare per sommergibili. Nel 1962 viene trasferito a San Piero a Grado a poca distanza dalla base militare Nato di Camp Darby che ospita missili a testata nucleare ( dal libro di Roberto Cicciomessere: "Tutto quello che i russi sanno e gli italiani non devono sapere").

L'impianto di San Piero per decenni è stato il più grande centro di ricerche nucleari delle Forze Armate. 


Fino agli anni ottanta quando la Marina decise di spegnere il piccolo reattore sperimentale. Il CAMEN si traforma cosi' iin CRESAM (Centro Ricerche Esperienze e Studi per le Applicazioni Scientifiche di interesse Militare). Il tutto senza che la cittadinanza pisana e livornese venisse informata.
Nel frattempo il centro ha cambiato nome e si chiama CISAM, Cenro militare interforze, è presidiato da decine di militari e di uomini dei servizi. tre anni fa il Blog di Grillo denunciò la scmparsa di materiale nucleare, insomma il territorio pisano tra Hub, camp darby e Cisam non può certo dormire sonni tranquilli nonostante le rassicurazioni del Sindaco e del Presidente della Provincia che tacciono e acconsentono.
Fin qui le informazioni fornite dalla Confederazione Cobas.
Quello che noi si può aggiungere è che il CISAM è una tessera del mosaico che compone il quadro dell'Italia come possibile "potenza nucleare latente".
Secondo il libro "L'atomica europea" - di Paolo Cacace - prefazione Sergio Romano - il primo nucleare civile italiano (quello di Trino e Caorso, eccetera, per intenderci) è un sottoprodotto del progetto comune franco- tedesco-italiano, cominciato sotto l'egida Euratom, di una "Bomba europea" (abbandonato poi per la decisione di De Gaulle di fare tutto da solo). Nell'introduzione l'ex ambasciatore Romano ricorda la "clausola europea" che l'Italia pretese all'atto della firma (1969, ratifica nel 1975) del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP): essa dichiarava formalmente di rinunciare a una forza atomica nazionale, ma non a una forza atomica europea, laddove il processo di disarmo nucleare, a livello internazionale, non si fosse realizzato.
(La prefazione di Romano è riportata nel file allegato).
Mariella Cao, del Comitato sardo "Gettiamo le Basi" segnala un libro di Marco Mostallino, titolo: "L'Italia radioattiva", che tratta i tentativi di atomica italiana degli anni '70, con la Sardegna possibile sito per test sotterranei. Questo è quanto scrive in proposito Mariella Cao: "L'Italia non si limitò a pensare all'atomica, si attivò per realizzarla e negli anni 1973-76 effettuò tre test nel poligono Salto di Quirra (Sardegna) camuffati da studio sui propellenti denominato "Programma tecnologico diretto allo sviluppo di un carburante solido ad alto potenziale per razzi per applicazioni civili (immancabile zuccherino!) e militari". Si puntava alla sperimentazione del vettore, dotare il missile Alfa della capacità di trasporto e sganciamento di testate atomiche. La costruzione della bomba non era un problema, le centrali nucleari civili allora erano in piena funzione e garantivano l'approvvigionamento di plutonio e le professionalità. Il primo lancio dell'Alfa, a testata inerte, avvenne nel 1973 o 1975 (su questo punto le fonti divergono), l'ultimo (noto!) nel 1976, gli Usa vennero a conoscenza del progetto e imposero lo stop. L'abituale arroganza a stelle e strisce, per una volta, è stata la fortuna della Sardegna considerata dall'Italia come la sua Mururoa, l'isola Bikini mediterranea"...
"L'Ora di Austerlitz", (Polistampa 2005), di Lelio Lagorio, ex ministro della difesa, ci racconta dei primi anni '80, da cui avrebbe dovuto derivare il famoso PEN bloccato dal referendum del 1987.
Ecco quanto ci rivela Lagorio, socialista craxiano: "Il fatto che gli euromissili (installati a Comiso - ndr) avessero dato al Paese un superiore rango internazionale suggerì a qualche ambiente militare l’idea della Bomba italiana: costava poco e il nostro apparato scientifico-tecnico-industriale era in grado di produrla. L’Italia assieme alla Francia poteva far nascere una ’Piccola Nato’ nel Mediterraneo".
La proposta era quella di "offrire un ombrello nucleare franco-italiano ai Paesi africani che si affacciavano alla sponda Sud del Mediterraneo e a tutto il Medio Oriente".
Falco Accame, all’epoca impegnato nel Psi nel settore militare - fu anche presidente della Commissione difesa - ricorda che a suo tempo ci furono "sussurri e bisbiglii circa il segretissimo progetto di costruire un’arma nucleare. Il progetto era legato alle tecnologie che in Italia era state sviluppate in alcuni centri di ricerca nucleare e soprattutto che erano state messe a punto presso il Camen, il centro di applicazioni militare per l’energia nucleare di San Piero a Grado, presso Pisa (oggi Cisam). Il Camen avrebbe dovuto provvedere alla realizzazione dei reattori nucleari per il sommergibile Marconi e per la nave mercantile Fermi. Nel libro di Lagorio non figurano, spiega ancora Accame, alcune premesse a questo progetto ed anche all’altro di realizzazione della force de frappe. Il primo novembre 1968 la Francia ci aveva fornito l’uranio arricchito per il reattore della Casaccia, reattore che iniziò a funzionare nel ’70. Nel giugno ’71 l’ambasciatore Quaroni, lo era stato anche in Francia, in un articolo su La revue de duex mondes aveva parlato di possibili accordi tra Italia e Francia per un programma nucleare. Gli Usa non vollero fornirci l’uranio necessario per i progetti per la realizzazione del sommergibile e della nave nucleare. Sui programmi del Camen riferì in una intervista su un importante settimane italiano l’allora direttore, ammiraglio Avogadro di Valdengo. Con la Francia il discorso si riaprì in seguito sul nucleare tattico, ma si pose un grave problema nello stabilire in quali poligoni si sarebbe potuta effettuare la sperimentazione". Accame conclude: "Non mi sembra che gli anni in cui i vertici di molti importanti organismi dello Stato erano occupati dalla P2 si possano definire gli anni di Austerlitz sui quali grazie ad una legislazione incredibile, quella sulla trasparenza amministrativa, si è estesa per l’ambito militare e dei servizi segreti una "copertura di secretazione di 50 anni".
Achille Albonetti è un altro diplomatico esperto della specie di Romano che, basandosi sull'esperienza diretta, si è occupato in saggi ed articoli vari dell'"atomica italiana" . Troviamo suoi interventi in proposito sulla rivista di geopolitica "Limes". Albonetti ricorda la collaborazione con la Francia, siamo nei primi anni '70, per un impianto "Eurodif" a Tricastin per l'arricchimento dell'uranio militare, che doveva essere collegato a quattro centrali "civili" da oltre 1.000 MW. Gli USA per far saltare l'accordo fecero un'offerta allettante all'Italia: avrebbero offerto loro, a prezzi stracciati, il combustibile per le centrali nucleari italiane. L'Italia andò avanti lo stesso con la Francia e contribuì ad Eurodif con decine di compressori prodotti dalla Nuovo Pignone di Firenze: si tratta di "componenti ciclopici con i quali l'uranio è trasformato in uranio arricchito".
Osserva Albonetti: "La Nuovo Pignone, qualche tempo dopo, è stata acquistata – guarda il caso! – dall’americana General Electric"...
Albonetti denuncia poi una "campagna scandalistica della stampa" - nel 1974 - per rivelare piani diretti a fabbricare la bomba atomica italiana. A suo parere, dietro ci sarebbero state "manone" che avrebbero inteso boicottare l'autonomia atomica italiana "in un quadro europeo". L'Italia, infatti, ha sempre ammantato di "europeicità" le sue ambizioni atomiche: ha spinto, con diversi ministri della difesa (cita Salvo Andò nel 1993), per progetti nucleari che coinvolgessero l'Unione Europea.
Albonetti ricorda che esistono vari tipi di potenze atomiche militari: "Esistono le potenze atomiche, cioè gli Stati militarmente nucleari. Vi sono tuttavia anche gli Stati non militarmente nucleari, ma con l’opzione nucleare, gli Stati, cioè, con politiche nazionali che consentono, ove necessario, di passare da uno status non militarmente nucleare ad uno militarmente nucleare, nazionale, europeo o collettivo".
Se non lo interpreto male, Albonetti avrebbe, fino alla metà degli anni '80, avrebbe inserito l'Italia tra gli Stati con l'opzione nucleare (o "potenze nucleari latenti"), poi, dopo il referendum del 1987, il Paese sarebbe decaduto di rango...
Oggi, secondo Giorgio Nebbia, prestigioso ecologista "storico", nei nostri vari depositi (Casaccia, Saluggia, Trisaia, Sito Pluto) abbiamo stoccato 200.000 kg di uranio altamente arricchito e 1.500 kg di Plutonio: abbiamo pure, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, rischiato una specie di Chernobyl a Saluggia (e qualcosa di analogo è successo a Casaccia). 


ECCO UN ARTICOLO DI PISANOTIZIE.IT DEL PASSAGGIO DELLA CAROVANA: http://www.pisanotizie.it/news/news_20100930_carovana_antinucleare_cisam.html

27 settembre: Aperitivo a Bologna e gita con pranzo a Caorso del 28 settembre

A Bologna la Carovana per la denuclearizzazione civile e militare "catalizza", per iniziativa di Renzo Craighero, un incontro (per informarsi, discutere, riflettere) al Caffè "La Linea", lunedi 27 settembre ore 18.30
Il Caffè La Linea si trova in Piazza Re Enzo 1/4, nel cuore della città, e può essere considerato un luogo cult della scena alternativa bolognese. La Linea è il classico posto da appuntamento per la colazione mattutina, per chi ama prendere il caffè leggendo i quotidiani che il locale da sempre mette a disposizione dei clienti, ma anche per il té delle cinque, per una pausa lavoro e, soprattutto, per l'aperitivo. Sono poi tante e di ogni sorta le iniziative, soprattutto si tratta di incontri culturali, presentazioni di eventi e di libri che caratterizzano una programmazione aderente al clima sempre attuale della città.

SCHEDA: ARTURO E LE SUE SCORIE
La centrale Enrico Fermi (ma chiamata comunemente dai piacentini con il nome di Arturo) fu costruita dal '70 alla primavera del '78 con tecnologia General Electric adottata dall'Ansaldo. Era dotata di una turbina da 860 megawatt . Cominciò la produzione commerciale il 1° dicembre dell'81 e lavorò per cinque anni – fino all'86 – producendo in tutto 29 miliardi di chilowattora. Poco rispetto ai reattori odierni, che hanno il doppio della potenza. La centrale aveva bisogno di investimenti ed era ferma quando arrivò il referendum antinucleare del novembre '87.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha appena assicurato che, "Arturo", non sarà riattivata (come aveva ventilato la General Electric). Ma ha anche aggiunto: "Questo sito (Caorso) potrà essere giudicato idoneo, ed è naturale. visto che ha gia’ ospitato una centrale".
Proseguiranno quindi i lavori di decommissioning la cui conclusione è prevista nel 2019: il costo per Caorso si aggira sui 560 milioni di euro. Una cifra allineata agli standard internazionali stimati per lo smantellamento di impianti nucleari. Attualmente siamo a due decimi del totale dei lavori, ma Sogin si è imposta un’accelerazione che dovrebbe permetterle di arrivare al 45% entro il 2011.
RESTA IL PROBLEMA dei rifiuti: all’interno della centrale nucleare sarebbero stoccati ancora circa 8.000 fusti, pari a 1.500 tonnellate. La Regione Emilia Romagna, da parte sua, non vuole neanche sentir parlare di nucleare, sotto qualsiasi forma si presenti. E questo vale non solo per gli impianti, ma anche per le scorie, per le quali la Sogin ha appena concluso la mappatura delle localita’ idonee a ospitarle. Cinquantadue in tutto, tra cui anche, pare (la lista è in cassaforte in attesa che nasca l’Agenzia per la sicurezza del nucleare), le colline emiliane e aree nel piacentino. Ogni area, di 300 ettari l’una, dovra’ essere in grado di accogliere scorie e parco tecnologico (ricercatori compresi). Ma nessuna scelta dovrebbe essere calata dall’alto: i depositi otterranno il via libera con l’ok delle Regioni interessate. Che potrebbero dire sì anche dopo aver fatto due conti: per le comunità che si prendono in carico le scorie sono infatti previsti incentivi economici, senza contare il potenziale indotto creato dal trasferimento di centinaia di ricercatori. Per anni da Caorso treni carichi di scorie dalla centrale sono stati trasportati in Francia. Destinazione, Le Hague, in Normandia, dove veniva e verrà effettuato il riprocessamento del combustibile (il lavoro durerà ancora molti anni). Il trasporto avviene grazie a speciali contenitori (chiamati cask), cilindri alti 4 metri, dal peso a vuoto di 90 tonnellate l’uno. Ogni cask al suo interno contiene 17 barre di uranio. L'ultimo carico - ci ha informato la stampa nazionale (Il Sole 24 Ore) - è partito proprio il 20 giugno di quest'anno. Alla fine - stando alla Sogin - sono state trasportate in totale 1.032 barre "esauste", quindi ad altissima intensità radioattiva. A occuparsi delle barre di combustibile, per le quali in Italia, a causa delle proteste della popolazione, non è mai stato individuato un sito di stoccaggio finale, è la società francese Areva, sulla base di un contratto firmato nel 2007, pochi mesi prima della partenza del primo carico da Caorso. Il contratto prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile nucleare esaurito delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate), Trino (32) e Garigliano (13). Il trattamento punta a separare quella parte del combustibile già irraggiato che abbia ancora un valore commerciale (e militare), che rimarrà in carico ad Areva, mentre la restante parte (definita "rifiuto finale" nel contratto) dovrà rientrare in Italia non oltre il 31 dicembre 2025. A Le Hague esiste anche un sito di stoccaggio delle scorie delle centrali nucleari francesi, circa 50, che nel 2006 aveva suscitato le polemiche di Greenpeace per la contaminazione delle acque di falda, con un livello medio di radioattività di 750 bequerels/litro contro i 100 previsti dalla normativa europea per l’acqua potabile. Sempre da Caorso, altre 270 tonnellate di rifiuti "a bassa attività" sono in partenza per la Svezia, in base a un contratto da 6,6 milioni di euro siglato in estate tra Sogin e Studsvik. Anche questo materiale, dopo il trattamento, dovrà tornare in Italia.
Va sottolineato che questo via vai delle scorie radioattive è pericolosissimo, anche a prescindere dai possibili "colpi di mano" di attentatori alla ricerca della "bomba sporca". Incidenti lungo le vie ferroviarie possono avvenire ed avvengono, come la cronaca si incarica di ricordarci; un deragliamento di un treno che trasporta rifiuti altamente radioattivi sarebbe però un disastro irrimediabile per territori e popolazioni colpite.

si ringrazia per l'accoglienza il Movimento Airone Rosso
MOVIMENTO CIVICO E ANTINUCLEARISTA CAORSO  
in particolare BARONCINI MAURO (coordinatore) e CLAUDIO MASSARI (attivista)

La carovana antinucleare OSM - Zerogas approda a Cesena alla WOODSTOCK A 5 STELLE

2 giorni indimenticabili con persone spettacolari più ancora degli ottimi artisti e personalità sul palco!
Ringraziamo Paolo Papillo per la pasta e la contadina della cooperativa offerta nell'area camper; Massi Lomba e Mirko Gimmella e Paolo Cicerone per aver guidato i camion e le auto con tutti i materiali della carovana; gli amici NO TAV per il vino rosso ed i bicchieri/gavetta riutiizzabili e trasportabili con moschettone ... e tutti gli altri di ogni età, estrazione sociale e politica, etinia e religioni, giunti da ogni parte di Italia e anche dall'estero!

DI SEGUITO UN'INTERVISTA DI LIBERATV ALLO STAFF DI ZEROGAS DELLA WOODSTOCK:

Le aree segrete delle scorie nucleari

La Sogin ha individuato 52 aree, secondo i suoi criteri, adatte ad ospitare siti per scorie radioattive. In particolare c'è in ballo il deposito unico, quello che a Scanzano Ionico ha scatenato, nel 2003, la rivolta della popolazione.
Scrive il Corriere della Sera di oggi (23 settembre), in un articolo a firma di Roberto Bagnoli" Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici".
La mappa, che è sottoposta a segreto e non disponibile,  è basata sui criteri di esclusione, cioé mira non ad individuare i luoghi migliori per ospitare i depositi atomici ma al contrario a dire in quali posti l'impianto non va messo. Toglie dalla candidatura le zone troppo abitate, quelle con rischi sismici e geologici, le montagne, le isole e così via. Poi gli enti locali che si troveranno nelle zone idonee potranno discutere con i cittadini e candidarsi in gara per ospitare gli impianti e l'interessante centro ricerche.
Spiega Bagnoli: "La scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate".
Il fatto che il governo insiste affinché la Sogin aspetti, per decidere, che si attivi l'Agenzia per la Sicurezza Nucleare (cui spetta la vigilanza), porta un ulteriore ritardo per la road map nucleare programmata.
"La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo...Alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci..."

IL PORTO NUCLEARE DI LA SPEZIA E LE SCORIE SUBACQUEE

COMUNICAZIONE: LE TAPPE PIEMONTESI (Cameri, Trino, Salluggia) e LIGURI (Genova, La Spezia) SONO RINVIATE AD OTTOBRE-NOVEMBRE





Di seguito alcuni link sulle attività atomiche portuali del capoluogo di provincia ligure:

Le dichiarazioni del pentito Francesco Fonti:
http://www.autonomamente.net/?p=381

Storie di scorie: La Spezia, il porto delle ombre:
http://www.9online.it/blog_emergenza_archivio/2009/10/15/firenze-lantimafia-cerca-la-nave-dei-veleni/

Sottomarino nucleare Nato smarrisce un missile davanti alla Spezia:   http://www.peacelink.it/disarmo/a/3630.html

I primi cantieri navali per mezzi predisposti all'utilizzo della propulsione atomica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci_%28transatlantico%29

scheda: Ansaldo Nucleare a Genova

L'ANSALDO DI GENOVA COSTRUISCE CENTALI NUCLEARI IN USA E IN CINA
Ansaldo Nucleare è una società incorporata in Ansaldo Energia al 100% (dal 2005), che fa capo a Finmeccanica - Nasce nel 1989 dalle società Ansaldo Meccanico Nucleare e NIRA. Ha sede a Genova ed uffici a Mosca e a Bucarest.
http://www.ansaldonucleare.it/
La società può contare su una forza lavoro stabile di circa 175 esperti, più 25 specialisti in subappalto.
Sul sito di Ansaldo Nucleare troviamo la notizia dell'accordo con la Westinghouse per la quale la società diventa licenziataria di componenti del reattore AP1000 di III Generazione avanzata. E' un reattore ad acqua pressurizzata che può sviluppare 1.150 Megawatt di potenza. Il costo di cotrsuzione è stimato in circa 3 miliardi di dollari (del 2004).
La centrale AP1000 si puo’ collocare anche vicino ad un fiume importante e non solo vicino al mare.
I reattori AP1000 acquistati dalla Cina (4 centrali) sono costruiti con la collaborazione dell'Ansaldo, ma ciò si verifica anche per gli impianti in USA (in South Carolina, Georgia e Florida).
La centrale AP1000 prevederebbe un sistema di sicurezza cosiddetto "passivo", poiche’ assicurerebbe 72 ore senza la necessita’ di intervento da parte di un operatore, a fronte dei 30 minuti per le centrali con sistema di sicurezza attivo.
Ansaldo Energia - è azienda Ansaldo, con sede a Genova, impegnata nella produzione di centrali elettriche, nella costruzione di turbine a gas e a vapore per impieghi civili.
Ansaldo Energia Spa
Via Nicola Lorenzi
16152 Genova
Tel. 010-6551
Altre azienda coinvolta nel nucleare che porta il nome Ansaldo è Ansaldo Ricerche: società nata nel 1987 dal raggruppamento di diversi enti di ricerca dell'Ansaldo e dalla NIRA (Nucleare Italiana Reattori Avanzati), si occupa di progetti di ricerca per conto delle società Ansaldo ed è impegnata in numerosi progetti di ricerca nazionali ed europei è componente del progetto Internazionale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) sulla fusione nucleare.