War Resisters’ International, una rete internazionale di organizzazioni pacifiste e antimilitariste con oltre 80 affiliati in più di 40 nazioni,rischia la confisca dei beni da parte del fisco poiché l’organizzazione pacifista rifiuta di pagare parte delle imposte sul reddito a causa della sua obiezione di coscienza contro il finanziamento delle guerre.
22 settembre 2010 - Andreas Speck (War Resisters' International)
Fonte: Traduzione di Antonella Recchia - 22 settembre 2010
War Resisters’ International si rifiuta di pagare le tasse – circa il 7% delle imposte sul reddito,pressappoco l’equivalente della percentuale del budget destinato alle spese militari – dall’anno fiscale 2002/03. Nella sua costante corrispondenza con il fisco, l’organizzazione afferma:
“L’interpretazione dei diritti umani è in continuo mutamento, e oggigiorno non vi è più alcun dubbio che l’obiezione al servizio militare sia un diritto umano, derivante dall’Art. 9 della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali. Siamo convinti che lo stesso valga per l’obiezione di coscienza alle spese militari. Pertanto, contestiamo che il debito…costituisca un debito legittimo, in quanto è il risultato di una legge che viola i diritti umani fondamentali, implementati dallo Human Rights Act”.
Inoltre, l’organizzazione fa riferimento alla tradizione della disobbedienza civile, praticata da Henry David Thoreau, Mohandas K Gandhi, o Martin Luther King.
L’attuale controversia riguarda le imposte non pagate per gli anni fiscali 2007/08, 2008/09 e 2009/10. Nella lettera intimidatoria a War Resisters’ International, l’Agenzia delle Entrate non fa alcun riferimento agli aspetti concernenti i diritti umani, ignorando le questioni sollevate da War Resisters’ International. Semplicemente, si legge quanto segue:
“Dai nostri registri risulta…il mancato pagamento delle imposte nei termini consentiti. Pertanto, il pagamento dell’intero importo dovuto è da effettuarsi immediatamente…in caso contrario, vista la non ottemperanza a quanto richiesto, sarà intrapresa azione di pignoramento e conseguente confisca dei beni e messa in vendita in asta pubblica”.
WRI ha nuovamente replicato, chiedendo di esaminare la questione. Nella sua ultima lettera, l’organizzazione scrive: “Vogliamo ancora una volta sottolineare che ci piacerebbe molto discutere della questione con uno dei vostri rappresentanti, preferibilmente al di fuori di un’aula di tribunale – e perché no? in un dibattito pubblico. Tuttavia, qualora non dovesse essere possibile risolvere la questione fuori dal tribunale, saremo pronti a sostenere le nostre ragioni in un’aula di giustizia.”
War Resisters’ International pone l’accento sul fatto che è un diritto umano dei propri collaboratori esercitare l’obiezione di coscienza contro le spese militari. Chiediamo all’Agenzia delle Entrate di prendere in considerazione le ragioni morali e legali da noi avanzate.
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