Sito denuclearizzato

lunedì 26 ottobre 2009

Lo scudo europeo di Obama

da parte di Alfonso Navarra - FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO
Oggi 26 ottobre, ore 21.00, alla LOC, via Mario Pichi, 1 - Milano
Accogliamo Turi Vaccaro, staffetta del "Cammino di Nonviolenza" che è partito a piedi da Napoli il 6 agosto e si dirige a Vicenza, inoltre la performance di Julio Montesinos, alias "Tumba Tumba"
Tel. 02-58101226

A commento delle notizie sullo scudo antimissile europeo (vedi articolo del "Manifesto" sotto riportato), stavolta candidato NATO e non USA, bisogna sempre ricordare che Barack Obama, in quanto presidente USA, se non è il guerrafondaio Bush, non è nemmeno la "stella pacifista" dipinta dagli editoriali di Raniero La Valle.

Nell'ambito del sistema a centralità MIEC (complesso militare-industriale-energetico "duro") il mondo senza armi nucleari può portare solo - sono costretto a ripetermi - ad una "deterrenza minima", che tiene conto dell'obsolescenza tecnologica del megatonaggio bruto.

La tecnologia della Bomba Atomica è destinata inevitabilmente a diffondersi: di qui l'esigenza di controllare l'accesso al "club" delle potenze nucleari LATENTI per salvare l'apparenza del TNP - Trattato di Non Proliferazione nucleare .

La nuova strategia americana si presenta come un mix di strumenti diplomatici e tecnologici di controllo sulla produzione e distribuzione di materiale fissile, di reti di sistemi antimissile in grado di difendere gli Stati Uniti ed i suoi alleati (NATO, Giappone...) e di una riconversione degli arsenali verso armi di nuova concezione (le armi ambientali) e di nuova generazione tecnologicamente molto avanzate, addirittura basate su nuovi principi fisici, che altri paesi non sono in grado di sviluppare, al fine di conservare, ad un nuovo livello, il "monopolio" tecnologico militare.

Quello che si può sperare di ottenere, con Obama impegnato dal Premio Nobel, ma soprattutto grazie alla mobilitazione della società civile internazionale, è la fuoriuscita dalla centralità della "guerra infinita" nel sistema delle relazioni internazionali, che dovrebbe ridimensionare il ruolo e le pretese del militarismo transnazionale. Non è poco, nell'attuale momento storico.

Il discorso è sosfisticato per coloro che preferiscono recitare il mantra degli "imperialisti" tutti ugualmente "cattivi" allo stesso modo. Ma va sviluppato ed approfondito se si parte dal concetto che le trasformazioni rivoluzionarie richiedono una base di "verità fattuale"...

da "Il Manifesto" 24 ottobre 2009

EST-NATO Sì di Varsavia e Praga a Biden
Obama lancia il nuovo «scudo» antimissile Usa - di Tommaso Di Francesco

Questo giornale, il 17 settembre scorso, non ha esitato a commentare positivamente la scelta di Barack Obama di rinunciare al sistema di Scudo antimissile avviato due anni prima da Bush, che prevedeva 10 rampe di missili intercettori nel nord della Polonia e una megabase Radar nella Repubblica ceca, a nemmeno 70 chilometri da Praga, e che veniva sancito unilateralmente con accordi diretti, sorpassando anche l'Alleanza atlantica. Fu una dura iniziativa, lanciata ufficialmente contro il pericolo iraniano, intanto però schierata - basta vedere la cartina dell'Europa centrale - alla frontiera della Russia. Uno Scudo avvertito da Mosca come una minaccia, tantopiù che già la tragica strategia di allargamento a est della Nato metteva, e mette, in pericolo gli equilibri usciti dalla Guerra fredda con una vera e propria offensiva di basi militari occidentali dentro i paesi dell'ex Patto di Varsavia e dell'ex Urss. La crisi ucraina e il conflitto armato lanciato dalla Georgia nell'estate del 2008 hanno reso evidente questo scenario.
La strategia di Bush fidava sull'accettazione di alcuni paesi chiave in Europa, a partire dall'Italia che, nel febbraio del 2007 aderì con il governo di centrosinistra Prodi al trattato sullo Scudo antimissile in silenzio, senza che la coalizione di governo ne sapesse alcunché e senza dibattito parlamentare. Era gravissimo, anche perché lo Scudo che veniva presentato come «di difesa» era in realtà un'arma micidiale dotata della potenzialità del first strike (primo colpo), per testate capaci di montare anche armi atomiche.
Obama un mese e mezzo fa apportò una svolta sostanziale, straordinaria e importante, ma «non di pace». Visto che motivava la decisione - certo, all'interno di un discorso generale sul fine alla corsa mondiale al riarmo atomico - con la scarsa efficacia, attendibilità scientifica e operativa dello Scudo antimissile avviato da Bush. Si preoccupò anche di ringraziare le leadership dell'est, polacca e ceca - alleate di Bush nella guerra all'Iraq - per la disponibilità ad accettare quel pesante sistema d'armi e promettendo un ricoinvolgimento nel nuovo sistema di difesa. In quello stesso giorno il ministro della difesa Robert Gates, lo stesso di Bush ma confermato da Obama, spiegò che il nuovo piano antimissili Usa si sarebbe dispiegato con maggiore forza e capacità a partire dal 2015 in strutture mobili, con l'uso della navi da guerra Usa «per proteggere l'Europa da minacce immediate».
Ora arrivano le conferme, gravi, del nuovo Scudo di Obama, forse perfino più pericoloso perché sarà impiantato su una «architettura mobile» e anche questo posizionato a est, in Polonia e nella Repubblica ceca, probabilmente negli stessi siti previsti per lo Scudo di Bush. Unica «novità», la Nato stavolta è informata e partecipe.
È stata la missione di quattro giorni del vice-presidente americano Joe Biden - l'uomo che rappresenta gli interessi dell'industria (anche delle armi) dell'America e il protagonista «democratico» dell'allargamento a est della Nato per l'amministrazione Clinton - a rilanciare con lo Scudo di Obama. Con l'intento dichiarato di «sostenere e rassicurare» i governi di Varsavia e Praga: l'impegno per un sistema missilistico non era abbandonato. Ora sappiamo così che il nuovo approccio Usa è basato sul dislocamento nel 2011 di alcune navi Usa nel Mediterraneo e nel Mare del Nord (dotate di potenti sensori radar e missili intercettori SM-3 a medio raggio) e sulla installazione nel 2015 di una versione più sofisticata degli stessi missili nelle basi terrestri in diversi Paesi, a partire dalla Polonia e dalla Repubblica ceca. Stavolta aperto a tutti gli Alleati atlantici. Questa è la nuova «architettura» che Biden ha spiegato al primo ministro polacco Tusk ben contento di continuare la tradizione di sponda americana, e al primo ministro ceco Fischer. Rassicurando entrambi che non c'è stata nessuna trattativa segreta con Mosca su questo. Così, secondo le precisazioni di Biden già a novembre verrà a Praga una squadra di esperti americani per discutere «l'architettura» - rieccola - del nuovo sistema di difesa. E Fischer ha sottolineato che Praga innanzitutto deve «trovare e concretizzare» il suo posto nel nuovo sistema di difesa sulla base delle informazioni che fornirà Washington. Il vicepresidente Usa ha rilevato che gli Usa prendono la Repubblica Ceca per un Paese «sufficientemente evoluto» in grado di decidere da solo il suo posto nel nuovo sistema. Sembra di capire che l'«evoluzione» consista nell'accettazione comunque di un sistema d'arma micidiale.
Anche stavolta stesso discorso a Bratislava, in Slovacchia - l'altra terra che componeva con la Boemia-Moravia la Cecoslovacchia -, al vertice Nato sull'Afghanistan, del ministro della difesa Usa Robert Gates arrivato a coinvolgere la Nato, superando l'unilateralismo di Bush ma confermando la nuova «architettura» di armi micidiali alla frontiera con la Russia, ufficialmente per il «pericolo Iran». Mosca, per ora, tace.
È incredibile che l'unica motivazione adottata da Obama, Biden e Gates sia stata quella di rassicurare i governi polacco e ceco su sovvenzioni e congrui affari nella trasformazione del territorio dei due paesi in basi di guerra. Senza riflettere sulla forte opposizione popolare nei due paesi alla installazione di nuove basi militari, che ha visto scendere in piazza una nuova generazione e, a Praga, anche i «vecchi» portavoce di Charta 77. A venti anni dall'89, che direbbe Dubcek di questa devastazione?