Sito denuclearizzato

martedì 21 settembre 2010

SCHEDA 1a TAPPA: GARDALAND e GHEDI

GARDALAND
ARRIVO PREVISTO ORE 13
Documenteremo la cantierizzazione in atto per la realizzazione del reattore montagna russa che sarà attivato nel 2011 come spot per il rilancio dell'atomo.
Dal sito di Gardaland "STA SUCCEDENDO QUALCOSA DI ANOMALO":
http://www.gardaland.it/index_genetix.php

More info su questo gruppo di denuncia http://www.facebook.com/search/?q=gardaland%20nucleare&init=quick&sid=0.41862283993671434#!/group.php?gid=150902828261964 (ORA BLOCCATO DA FACEBOOK)


GHEDI
ARRIVO PREVISTO ORE 16:30

BASE ATOMICA IL NUCLEAR SHARING ITALIANO IN AMBITO NATO, E LE VIE PER AGGIRARE IL TNP


Cominciamo, per fornire informazioni sulla base atomica di Ghedi, con una breve citazione da Wikipedia per una sintesi storica:
"Alla fine della seconda guerra mondiale l'aeroporto di Ghedi era in pessime condizioni, a causa degli attacchi alleati e delle mine fatte brillare dai tedeschi: vi erano dieci crateri di otto metri di diametro. Il 29 aprile 1945 la V armata americana occupò il campo che lo trasformò in parte in campo di concentramento per POW tedeschi, e fu riattivato nel 1951 come sede del 6º Stormo dell’Aeronautica Militare, prima dotato di P-51 Mustang, poi dei jet britannici Vampire, utilizzati fino al 1952.
All'inizio degli anni cinquanta la base venne intitolata alla Medaglia d'Oro al Valor Militare tenente Alfredo Fusco; la pista di volo venne ristrutturata per poter essere utilizzata dai moderni jet.
Ghedi ospitò gli F-84 fino al 1962 che furono poi sostituiti dagli F-104 Starfighter e, infine, dai Tornado IDS
".
L'aeroporto Alfredo Fusco di Brescia-Ghedi è un aeroporto militare utilizzato dal 6º Stormo dell'Aeronautica Militare con il 102º Gruppo (Papero incazzato), il 154º Gruppo (Diavoli Rossi) e il 156º Gruppo (Le linci) equipaggiati con Tornado IDS.
A Ghedi sono conservate 40 bombe atomiche americane modello B-61-4 (altre 50 B-61 sono stipate ad Aviano).
La potenza di queste bombe varia tra i 45 e 107 chilotoni (Hiroshima era 16 chilotoni).
La notizia è ricavata da un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, curato dal direttore della FAS Hans Kristensen (vai alla URL: http://www.nrdc.org/nuclear/euro/euro_pt1.pdf).
L'armamento rispetterebbe il concetto NATO di "Nuclear sharing", vale a dire che nell'ambito dell'Alleanza, in teoria, viene pianificato insieme l'uso delle armi nucleari che rappresentano ufficialmente "la suprema forma di deterrenza" (Concetto Strategico del 1999).
Le forze armate degli Stati non atomici possono essere coinvolte nella fornitura di queste armi, da parte degli Stati atomici, in caso di necessità del loro utilizzo.
Per i paesi partecipanti, la condivisione nucleare consiste nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l'uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.
I piloti italiani dell'Aeronautica addetti agli F-16 ed ai Tornado vengono addestrati anche per le missioni "nucleari" (così come, per esempio, avvenne in Olanda  per l'avvocato Meindert-Sterling, difensore di Turi Vaccaro: era un ex pilota "nucleare" di F-16 poi diventato obiettore e quindi presidente della IALANA, l'organizzazione internazionale dei giuristi contro le armi atomiche).
Delle tre potenze nucleari della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), solo gli Stati Uniti hanno fornito armi nucleari per la condivisione.
In tempo di pace, le armi nucleari immagazzinate nel paesi non-nucleari sono sorvegliate da soldati statunitensi; i codici necessari per farle esplodere sono sotto il controllo degli Stati Uniti. In caso di guerra, le armi devono essere montate su aerei militari dei paesi partecipanti. Le armi sono sotto la custodia e il controllo della USAF Munitions Support Squadrons collocata sulle principali basi operative della NATO che lavorano insieme con le forze della nazione ospitante.


Alfonso Navarra, nel giugno 1987, insieme ad altri sette pacifisti, penetrò nella base per denunciare l'incostituzionalità della "condivisione nucleare" e l'incompatibilità di queste armi atomiche - come si è visto parzialmente in franchising - rispetto alla stessa firma italiana del TNP (Trattato di Non Proliferazione, firma di cui va ricordata, citando l'ex ambasciatore Sergio Romano, la cosiddetta "clausola europea": l'Italia si riserva comunque la partecipazione a progetti di "bomba atomica europea").
La condivisione nucleare della NATO violerebbe gli articoli I e II del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), che vietano il trasferimento e l'accettazione, rispettivamente, del controllo diretto o indiretto sulle armi nucleari.
Gli Stati Uniti insistono che le loro forze hanno controllo delle armi e che nessun trasferimento delle bombe nucleari o controllo su di esse è destinato ad esserci "a meno che e fino a quando una decisione di andare in guerra viene presa, nel cui caso il TNP non sarebbe più il controllo", quindi non c'è violazione del TNP.
Tuttavia i piloti e altro personale dei paesi "non-nucleari" della NATO svolgono, come si è detto, esercitazioni sulla gestione e l'uso delle bombe nucleari statunitensi; e aerei da guerra non-statunitensi sono stati adattati per portare le bombe nucleari degli Stati Uniti, ciò ha comportato il trasferimento di alcune informazioni tecniche sulle armi nucleari. In sostanza, tutti i preparativi per fare una guerra nucleare sono già stati fatti dai paesi apparentemente non in possesso di armi nucleari - Italia in primis - e queste operazioni in tempo di pace dovrebbero essere considerate come del tutto in contrasto con l'obiettivo e lo spirito del TNP.
L'8^ Conferenza per il riesame del TNP si è tenuta ad Ottawa il maggio di quest'anno. Nonostante l’ambiziosa “opzione zero” rilanciata retoricamente dal presidente Obama e qualche parziale progresso del Trattato Start 3 con la Russia, gli obiettivi del Trattato, dopo quarant’anni dall’entrata in vigore, continuano ad essere largamente inevasi.
Il motivo principale si deve  alla disparità di status – mai messa in discussione dal Trattato –  tra gli Stati possessori  di armi nucleari (Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e tutti gli altri. Una conseguenza questa di un complesso quadro geopolitico, dominato allora da chi era uscito vincitore nella seconda guerra mondiale, e dall’effettività di avere già sperimentato l’arma nucleare.
Tra gli Stati firmatari del TNP solo i 5 citati hanno “il diritto” alle armi nucleari, anche se il Trattato ne imporrebbe il graduale disarmo con "trattative da condurre in buona fede". Questi stessi Stati sono impegnati a non trasferire armi atomiche ai paesi che non le possiedono e questi, a loro volta, si impegnano a rinunciare all’opzione nucleare militare ( articoli 1 e 2 del TNP). Ma abbiamo già documentato come la NATO abbia di fatto "aggirato" il Trattato.
Per l’energia nucleare civile invece l’art.4  ne riconosce il diritto per tutti i paesi aderenti al  Trattato, sotto il controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA).
Questo tema è diventato oggi più che mai d’attualità per la vicenda dell’arricchimento dell’uranio iraniano ( anche se Tehran, altalenante nei confronti delle ispezioni dell’Aiea,  continua a sostenere di volere produrre solo il nucleare civile che considera indispensabile per la sua autosufficienza energetica), ma è per sua natura  un tema colmo di ambiguità e trabochetti.
E' probabile che dalle sanzioni (siamo al quarto round) si passi ad un blitz israeliano contro gli impianti atomici iraniani dagli esiti imprevedibili, per il Medio Oriente e per il mondo.
Il passaggio dal nucleare civile a quello militare è  – grazie alle tecnologie dual use – costoso ma relativamente semplice (facilitato anche dalla reperibilità dei materiali fissili degli arsenali dismessi delle ex repubbliche sovietiche). Si ottiene anche attraverso il “ritrattamento” chimico di combustibile esaurito (plutonio o uranio 235) estratto dai reattori. Il punto è che non tutti gli impianti di ritrattamento sono sottoposti al controllo dell’Aiea. Non lo sono certamente quelli dei paesi non firmatari del TNP. E’ il caso dell’India – non firmataria, come Pakistan e Israele, di questo trattato – che si è procurata la sua arma atomica nel 1974 , grazie al materiale fissile di un reattore Candu  fornito dal Canada  per un accordo  di cooperazione nucleare civile. Anche Israele possiede da quasi 30 anni armi nucleari – 300 o 400 – grazie al plutonio fornito dalla Francia. Il fenomeno continua anche in tempi recenti: gli Usa nel 2005 hanno firmato  con l’India  un trattato per l’esportazione di tecnologia e combustibile nucleare, la Cina si è impegnata col Pakistan per la costruzione, nel tormentato Punjab, di due reattori nucleari.
L’incontrollabilità del dual use, la facilità del passaggio dall’ uso civile a quello militare, è il modo più efficace per aggirare il TNP e conferma la strettissima parentela tra atomo cosiddetto "di guerra" ed atomo cosiddetto "di pace".

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