ARRIVO PREVISTO ORE 13
 Documenteremo la cantierizzazione in atto per la realizzazione del reattore montagna russa che sarà attivato nel 2011 come spot per il rilancio dell'atomo.
Documenteremo la cantierizzazione in atto per la realizzazione del reattore montagna russa che sarà attivato nel 2011 come spot per il rilancio dell'atomo.Dal sito di Gardaland "STA SUCCEDENDO QUALCOSA DI ANOMALO":
http://www.gardaland.it/index_genetix.php
More info su questo gruppo di denuncia http://www.facebook.com/search/?q=gardaland%20nucleare&init=quick&sid=0.41862283993671434#!/group.php?gid=150902828261964 (ORA BLOCCATO DA FACEBOOK)
GHEDI
ARRIVO PREVISTO ORE 16:30
BASE ATOMICA IL NUCLEAR SHARING ITALIANO IN AMBITO NATO, E LE VIE PER AGGIRARE IL TNP
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BASE ATOMICA IL NUCLEAR SHARING ITALIANO IN AMBITO NATO, E LE VIE PER AGGIRARE IL TNP
Cominciamo, per fornire informazioni sulla base atomica di  Ghedi, con una breve citazione da Wikipedia per una sintesi  storica:
"Alla fine della seconda guerra mondiale l'aeroporto di  Ghedi  era in pessime condizioni, a causa degli attacchi alleati e delle mine  fatte  brillare dai tedeschi: vi erano dieci crateri di otto metri di diametro.  Il 29  aprile 1945 la V armata americana occupò il campo che lo trasformò in  parte in  campo di concentramento per POW tedeschi, e fu riattivato nel 1951 come  sede del  6º Stormo dell’Aeronautica Militare, prima dotato di P-51 Mustang, poi  dei jet  britannici Vampire, utilizzati fino al 1952.
All'inizio degli anni cinquanta la base venne intitolata alla Medaglia d'Oro al Valor Militare tenente Alfredo Fusco; la pista di volo venne ristrutturata per poter essere utilizzata dai moderni jet.
Ghedi ospitò gli F-84 fino al 1962 che furono poi sostituiti dagli F-104 Starfighter e, infine, dai Tornado IDS".
All'inizio degli anni cinquanta la base venne intitolata alla Medaglia d'Oro al Valor Militare tenente Alfredo Fusco; la pista di volo venne ristrutturata per poter essere utilizzata dai moderni jet.
Ghedi ospitò gli F-84 fino al 1962 che furono poi sostituiti dagli F-104 Starfighter e, infine, dai Tornado IDS".
L'aeroporto Alfredo Fusco di Brescia-Ghedi è un aeroporto militare  utilizzato dal 6º Stormo dell'Aeronautica Militare con il 102º Gruppo  (Papero  incazzato), il 154º Gruppo (Diavoli Rossi) e il 156º Gruppo (Le linci)  equipaggiati con Tornado IDS. 
A Ghedi sono conservate 40 bombe atomiche americane modello B-61-4 (altre 50 B-61 sono stipate ad Aviano).
La potenza di queste bombe varia tra i 45 e 107 chilotoni (Hiroshima era 16 chilotoni).
La notizia è ricavata da un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, curato dal direttore della FAS Hans Kristensen (vai alla URL: http://www.nrdc.org/nuclear/
L'armamento rispetterebbe il concetto NATO di "Nuclear sharing", vale a dire che nell'ambito dell'Alleanza, in teoria, viene pianificato insieme l'uso delle armi nucleari che rappresentano ufficialmente "la suprema forma di deterrenza" (Concetto Strategico del 1999).
Le forze armate degli Stati non atomici possono essere coinvolte nella fornitura di queste armi, da parte degli Stati atomici, in caso di necessità del loro utilizzo.
Per i paesi partecipanti, la condivisione nucleare consiste nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l'uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.
I piloti italiani dell'Aeronautica addetti agli F-16 ed ai Tornado vengono addestrati anche per le missioni "nucleari" (così come, per esempio, avvenne in Olanda per l'avvocato Meindert-Sterling, difensore di Turi Vaccaro: era un ex pilota "nucleare" di F-16 poi diventato obiettore e quindi presidente della IALANA, l'organizzazione internazionale dei giuristi contro le armi atomiche).
Delle tre potenze nucleari della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), solo gli Stati Uniti hanno fornito armi nucleari per la condivisione.
In tempo di pace, le armi nucleari immagazzinate nel paesi non-nucleari sono sorvegliate da soldati statunitensi; i codici necessari per farle esplodere sono sotto il controllo degli Stati Uniti. In caso di guerra, le armi devono essere montate su aerei militari dei paesi partecipanti. Le armi sono sotto la custodia e il controllo della USAF Munitions Support Squadrons collocata sulle principali basi operative della NATO che lavorano insieme con le forze della nazione ospitante.
A Ghedi sono conservate 40 bombe atomiche americane modello B-61-4 (altre 50 B-61 sono stipate ad Aviano).
La potenza di queste bombe varia tra i 45 e 107 chilotoni (Hiroshima era 16 chilotoni).
La notizia è ricavata da un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, curato dal direttore della FAS Hans Kristensen (vai alla URL: http://www.nrdc.org/nuclear/
L'armamento rispetterebbe il concetto NATO di "Nuclear sharing", vale a dire che nell'ambito dell'Alleanza, in teoria, viene pianificato insieme l'uso delle armi nucleari che rappresentano ufficialmente "la suprema forma di deterrenza" (Concetto Strategico del 1999).
Le forze armate degli Stati non atomici possono essere coinvolte nella fornitura di queste armi, da parte degli Stati atomici, in caso di necessità del loro utilizzo.
Per i paesi partecipanti, la condivisione nucleare consiste nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l'uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.
I piloti italiani dell'Aeronautica addetti agli F-16 ed ai Tornado vengono addestrati anche per le missioni "nucleari" (così come, per esempio, avvenne in Olanda per l'avvocato Meindert-Sterling, difensore di Turi Vaccaro: era un ex pilota "nucleare" di F-16 poi diventato obiettore e quindi presidente della IALANA, l'organizzazione internazionale dei giuristi contro le armi atomiche).
Delle tre potenze nucleari della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), solo gli Stati Uniti hanno fornito armi nucleari per la condivisione.
In tempo di pace, le armi nucleari immagazzinate nel paesi non-nucleari sono sorvegliate da soldati statunitensi; i codici necessari per farle esplodere sono sotto il controllo degli Stati Uniti. In caso di guerra, le armi devono essere montate su aerei militari dei paesi partecipanti. Le armi sono sotto la custodia e il controllo della USAF Munitions Support Squadrons collocata sulle principali basi operative della NATO che lavorano insieme con le forze della nazione ospitante.
Alfonso Navarra, nel giugno 1987, insieme ad altri sette pacifisti, penetrò nella base per denunciare l'incostituzionalità della "condivisione nucleare" e l'incompatibilità di queste armi atomiche - come si è visto parzialmente in franchising - rispetto alla stessa firma italiana del TNP (Trattato di Non Proliferazione, firma di cui va ricordata, citando l'ex ambasciatore Sergio Romano, la cosiddetta "clausola europea": l'Italia si riserva comunque la partecipazione a progetti di "bomba atomica europea").
La condivisione nucleare della NATO violerebbe gli articoli I e II del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), che vietano il trasferimento e l'accettazione, rispettivamente, del controllo diretto o indiretto sulle armi nucleari.
Gli Stati Uniti insistono che le loro forze hanno controllo delle armi e che nessun trasferimento delle bombe nucleari o controllo su di esse è destinato ad esserci "a meno che e fino a quando una decisione di andare in guerra viene presa, nel cui caso il TNP non sarebbe più il controllo", quindi non c'è violazione del TNP.
Tuttavia i piloti e altro personale dei paesi "non-nucleari" della NATO svolgono, come si è detto, esercitazioni sulla gestione e l'uso delle bombe nucleari statunitensi; e aerei da guerra non-statunitensi sono stati adattati per portare le bombe nucleari degli Stati Uniti, ciò ha comportato il trasferimento di alcune informazioni tecniche sulle armi nucleari. In sostanza, tutti i preparativi per fare una guerra nucleare sono già stati fatti dai paesi apparentemente non in possesso di armi nucleari - Italia in primis - e queste operazioni in tempo di pace dovrebbero essere considerate come del tutto in contrasto con l'obiettivo e lo spirito del TNP.
L'8^ Conferenza per il riesame del TNP si è tenuta  ad  Ottawa il maggio di quest'anno. Nonostante l’ambiziosa  “opzione  zero” rilanciata retoricamente dal presidente Obama e qualche parziale  progresso  del Trattato Start 3 con la Russia, gli obiettivi del Trattato, dopo  quarant’anni dall’entrata in vigore, continuano ad essere largamente  inevasi.
Il motivo principale si deve alla disparità di status – mai messa in discussione dal Trattato – tra gli Stati possessori di armi nucleari (Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e tutti gli altri. Una conseguenza questa di un complesso quadro geopolitico, dominato allora da chi era uscito vincitore nella seconda guerra mondiale, e dall’effettività di avere già sperimentato l’arma nucleare.
Il motivo principale si deve alla disparità di status – mai messa in discussione dal Trattato – tra gli Stati possessori di armi nucleari (Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e tutti gli altri. Una conseguenza questa di un complesso quadro geopolitico, dominato allora da chi era uscito vincitore nella seconda guerra mondiale, e dall’effettività di avere già sperimentato l’arma nucleare.
Tra gli Stati firmatari del TNP solo i 5 citati hanno “il diritto”  alle  armi nucleari, anche se il Trattato ne imporrebbe il graduale disarmo  con  "trattative da condurre in buona fede". Questi stessi Stati sono  impegnati a non  trasferire armi atomiche ai paesi che non le possiedono e questi, a loro  volta,  si impegnano a rinunciare all’opzione nucleare militare ( articoli 1 e 2  del  TNP). Ma abbiamo già documentato come la NATO abbia di fatto "aggirato"  il  Trattato.
Per l’energia nucleare civile invece l’art.4  ne riconosce il  diritto  per tutti i paesi aderenti al  Trattato, sotto il controllo dell’Agenzia   internazionale dell’energia atomica (AIEA).
Questo tema è diventato oggi più che mai d’attualità per la vicenda   dell’arricchimento dell’uranio iraniano ( anche se Tehran, altalenante  nei  confronti delle ispezioni dell’Aiea,  continua a sostenere di volere  produrre solo il nucleare civile che considera indispensabile per la sua   autosufficienza energetica), ma è per sua natura  un tema colmo di  ambiguità e trabochetti.
E' probabile che dalle sanzioni (siamo al quarto round) si passi ad  un  blitz israeliano contro gli impianti atomici iraniani dagli esiti  imprevedibili,  per il Medio Oriente e per il mondo.
Il passaggio dal nucleare civile a quello militare è  – grazie alle   tecnologie dual use – costoso ma relativamente semplice (facilitato  anche dalla  reperibilità dei materiali fissili degli arsenali dismessi delle ex  repubbliche  sovietiche). Si ottiene anche attraverso il “ritrattamento” chimico di  combustibile esaurito (plutonio o uranio 235) estratto dai reattori. Il  punto è  che non tutti gli impianti di ritrattamento sono sottoposti al controllo   dell’Aiea. Non lo sono certamente quelli dei paesi non firmatari del  TNP. E’ il  caso dell’India – non firmataria, come Pakistan e Israele, di questo  trattato –  che si è procurata la sua arma atomica nel 1974 , grazie al materiale  fissile di  un reattore Candu  fornito dal Canada  per un accordo  di  cooperazione nucleare civile. Anche Israele possiede da quasi 30 anni  armi  nucleari – 300 o 400 – grazie al plutonio fornito dalla Francia. Il  fenomeno  continua anche in tempi recenti: gli Usa nel 2005 hanno firmato  con  l’India  un trattato per l’esportazione di tecnologia e combustibile  nucleare, la Cina si è impegnata col Pakistan per la costruzione, nel  tormentato  Punjab, di due reattori nucleari.
L’incontrollabilità del dual use, la facilità del passaggio dall’  uso  civile a quello militare, è il modo più efficace per aggirare il TNP e  conferma la strettissima parentela tra atomo cosiddetto "di guerra" ed  atomo  cosiddetto "di pace".


 
 
 
 
 
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