Il direttore della Fondazione Energy Lab, Silvio Bosetti, proclama (Sole 24 Ore – 19 maggio 2010) che "Milano è pronta per l’atomo".
"L’industria del nucleare è una opportunità economica, imprenditoriale ed occupazionale… Si profila lo spazio per un settore manifatturiero qualificato, per le caratteristiche di questi investimenti… Le medie imprese eccellenti, come quelle lombarde, si trovano davanti una circostanza formidabile. A titolo esemplificativo cito le aziende che producono generatori, scambiatori, valvolame, forgiati, sistemi di controllo e supervisione, sistemi elettrici, apparati per la sicurezza e via di questo passo. Per non parlare delle attività di ingegneria, dei servizi di ingegneria, dei servizi di installazione, delle opere edili con materiali e standard di elevato livello. In Lombardia ci sono poi eccellenze nella ricerca e innovazione, con laboratori dotati di macchinari e sistemi in grado di sviluppare controlli e studiare soluzioni funzionali alla industria nucleare".
L’articolo si conclude con una proposta: "perché non candidare il capoluogo lombardo a sede dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare"?
Il business nucleare a Milano, se il governo fa partire i progetti auspicati dalla lobby atomica, dovrebbe valere, grosso modo, 15 miliardi di euro sino al 2025-2030, quindi in media quasi un miliardo di euro l'anno nei prossimi anni.
Passata la festa (per loro) dell’Expo 2015, si tratterà della più ghiotta occasione per gli affaristi all’ombra della Madonnina.
Per i quattro reattori EPR si stimano infatti costi intorno ai 20 miliardi di euro, che possiamo tranquillamente far salire a 30 (vedi vicende finlandesi). Per gli altri AP1000 e per eventualmente i reattori della terza filiera tecnologica si può prevedere una cifra analoga. Quindi 30 miliardi più 30 miliardi fanno 60 miliardi. Se è vero, ma è da verificare, che l'80% di ogni centrale saranno appalti italiani (credo però che la quota andrà parecchio calata), la "nostra" fetta complessiva di torta ammonta perciò a 48 miliardi di euro.
Esiste una pratica per la "certificazione nucleare", aperta dal governo con la collaborazione di ENEL (ci si registra su www.acquisti.enel.it) , e finora sulle quasi 600 imprese che a livello nazionale si sono prenotate, oltre 1/3 sono lombarde, e di queste la metà sono "milanesi".
Facendo una suddivisione quantitativa per numero di imprese, alla Lombardia toccherebbero 16 miliardi e a Milano 8. Calcolando però un coefficiente di "grandezza" e di "qualità" industriale, possiamo arrivare, a naso, stando molto bassi, a 30 miliardi per la Lombardia e 15 miliardi, appunto, per Milano.
La Lombardia, per l’Italia, è il cuore elettromeccanico, con un know-how nel campo della costruzione di impianti riconosciuto a livello mondiale. Queste le cifre del 2008: 500 imprese, 9 miliardi di euro di ricavi, 23.000 addetti. La Confindustria stima che il 70% della torta nucleare italiana andrà a questa regione.
Le "cordate" in campo, come è noto, per adesso sono due:
1- ENEL-EDF; con i reattori EPR (4 X 1.600 MW), ufficializzata dall’accordo Berlusconi-Sarkozy.
2- E.ON - GDF Suez (insieme A2A, Acea e Ansaldo); con i reattori AP1000 (4 X 1.000 MW). Un progetto al momento meno definito del primo. 2-3 reattori.
C'è spazio, in teoria, anche per una eventuale terza cordata. 2-3 reattori.
Un punto cruciale del piano è quanta parte dell'"isola nucleare" dei reattori sarà di competenza italiana. E l'isola nucleare significa il 20% dei costi.
Dopodiche, dell’80% restante, il 30% è costituito dalla parte convenzionale (turbine, sistemi elettrici); il 20 % dalle opere civili. In quantità peseranno le forniture meccaniche (30 per cento), seguite dalle opere civili, dal montaggio e, per il 20 per cento, dall’area tecnologica.
Occupazione da nucleare
"Nelle centrali una dote di 20.000 posti" - (Luca Davi – Sole 24 Ore del 14 luglio 2010)
"Sono almeno 20mila i posti di lavoro che il nucleare potrebbe generare in Italia nei prossimi anni… Nel dettaglio, la realizzazione di una unità EPR… richiede fino a 600 addetti altamente qualificati per la gestione dell’ingegneria, degli approvvigionamenti e della costruzione. A questi vanno aggiunte le 2.500 presenze giornaliere in cantiere e circa 300 persone per l’esercizio di una unità. Quasi 3.400 persone che, moltiplicate, per le quattro unità previste, portano a oltre 12mila il numero dei posti potenzialmente creabili… "
(Va inoltre calcolato il contributo della costituenda seconda cordata Eon – Gas de France Suez)
"Agli occupati diretti bisogna poi aggiungere, secondo le stime di Confindustria Anie, almeno altri 10mila posti (il 16% rispetto agli attuali livelli occupazionali) nei comparti dell’elettromeccanica, i più direttamente collegati allo sviluppo delle centrali, visto il forte fabbisogno di tecnologie destinate alle infrastrutture di rete elettrica"…
Costruzione: tempo medio 8 anni
Esercizio: si passa a 50 anni ed oltre; per gli EPR se ne prevedono 60: la tendenza è ad allungare la vita delle centrali
Per riassumere, avremmo quindi circa 20.000 posti di lavoro (a stare larghi) che per le rinnovabili invece, con lo stesso investimento, andrebbero moltiplicati per 15: 300.000 posti di lavoro, di cui a Milano almeno 1/6= 50.000.
Le aziende nucleari
La "signora atomo", Anne Lauvergeon, ricorda (Sole 24 ore del 5-9-10) che Areva, da lei presieduta, già lavora per costruire centrali in Francia e in tutto il mondo con gruppi come Finmeccanica, Techint, Mangiarotti, Camozzi (ex INNSE).
La Mangiarotti Nuclear di viale Sarca (n. 366) a Milano occupa 100 persone. Una committente fondamentale è, come si diceva, Areva. L'azienda vorrebbe dirottare la produzione a
Pannelia, vicino a Udine. La sede attuale, davanti all’acciaieria Marcegaglia, è in una zona dai forti appetiti immobiliari. L’area è ancora di proprietà del gruppo bresciano Camozzi (i nuovi proprietari della Innse), e il contratto d’affitto scade nel 2014. Si parla di cambiare la destinazione d’uso a residenziale. Intorno, del resto, si stanno costruendo palazzi da 2.450 mila euro al metro quadrato.
(... Scheda da completare)
I CENTRI DELLA RICERCA E DELLA FORMAZIONE
Al Politecnico di Milano, nel Dipartimento Energia, si porta avanti la ricerca per il reattore di Terza Generazione Avanzata IRIS e per una delle sei filiere (ELSI, raffreddamento a piombo liquido) su cui si sta sperimentando la Quarta Generazione.
Si collabora con l’Università di Padova per il progetto ITER sulla fusione nucleare.
Il Politecnico di Milano sta investendo ben 12 milioni di euro nei nuovi laboratori nucleari in via di realizzazione alla Bovisa: un edificio di tre piani oltre a un bunker per gli esperimenti con la radioattività.
Il prof. Marco Ricotti, del Politecnico, lamentandosi su "L’ingegnere" (n° 180 del 10/09/2010) dei tagli finanziari all’istruzione, ci informa:
"Nelle sei università che hanno mantenuto un insegnamento in campo nucleare (Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Alma Mater di Bologna, Università di Pisa, La Sapienza di Roma e Università di Palermo) il numero di docenti è limitato complessivamente a 70 unità stabili".
Il Cirtel, il consorzio sulla tecnologia e ricerca nucleare che riunisce gli atenei di Roma, Padova, Pisa, Torino e Roma, (anche Bologna dovrebbe entrarne presto a far parte), ha come presidente il prof. Giuseppe Forasassi della facoltà di Ingegneria dell’università di Pisa.
In relazione ai piani annunciati, bisognerebbe arrivare a sfornare 300 ingegneri nucleari l’anno (come negli "anni d’oro" dell'atomo italiano), rispetto al centinaio scarso attuale. Il Politecnico contribuisce con 25-30 laureati, ma le matricole stanno aumentando significativamente. L’ultimo anno accademico vedeva 50 iscritti italiani e comunitari, 5 stranieri, 2 per il "progetto Marco Polo".
La proposta alternativa: no al nucleare, si alle rinnovabili
La nostra proposta dovrebbe essere un’altra, in senso decisamente opposto ai desideri della Fondazione Energy Lab, anche e soprattutto sul piano industriale. Milano, città che vuole "nutrire il Pianeta" (è il tema dell’EXPO), non dovrebbe darsi da fare per affossarlo: evitiamo di contribuire ad un ciclo produttivo, le cui scorie (radioattive), di pericolosità letale, sono incompatibili con la biosfera (e dovrebbero restare confinate per centinaia di migliaia di anni).
Siamo per un modo di produzione dell’energia elettrica, basato sulle fonti rinnovabili, decentrato e diffuso sul territorio, che sia quindi rispettoso delle esigenze delle comunità e dell’ambiente in cui si sviluppa. Anche questa è strategia dei rifiuti zero!
La nostra industria dovrebbe funzionare su tale base cominciando col darle consistenza e solidità: molte aziende potrebbero, ad esempio, darsi alla produzione di pannelli fotovoltaici o di turbine eoliche. Quello che è importante, però, è applicare un principio: le riconversioni produttive vere, in tutti i settori, non solo in quello energetico, vanno concepite, progettate e costruite dal basso. Il coinvolgimento deve partire da coloro che rischiano il posto di lavoro, senza illuderli sulla continuità di produzioni, come il nucleare, che non hanno avvenire (e che pregiudicano l’avvenire di tutti). Queste riconversioni hanno da coinvolgere, inoltre, tecnici, progettisti, manager, imprese dell’indotto.
Siamo convinti che il mercato delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica sarà auto-promosso dal basso e avrà un grande futuro, quali che siano le decisioni che i governi centrali e le amministrazioni prendono – o non prendono.
Comunque un Comune lungimirante può benissimo favorire, per esempio, la formazione di gruppi di acquisto per il solare e impostare campagne informative che prospettino l’opportunità per i condomini di installare impianti fotovoltaici.
Agevolazioni di varia natura potrebbero riguardare la costruzione ed il collegamento di sportelli per la consulenza ai cittadini su rinnovabili, incentivi, convenzioni e soluzioni per le abitazioni.
Il Comune di Milano, con la collaborazione dell’ex municipalizzata A2A, potrebbe porsi all’avanguardia nell’attrezzare una "smart grid", un progetto di rete energetica sul modello di internet, in grado di cambiare radicalmente il sistema di produzione e distribuzione dell’energia elettrica.
Una rete interattiva intelligente dovrà consentire a chiunque, dai titolari di utenze domestiche alle piccole e medie imprese, fino alle aziende di più grandi dimensioni, di produrre localmente energia, preferibilmente con fonti rinnovabili, e di utilizzarla per le proprie esigenze, potendo rendersi indipenente dalla rete di erogazione elettrica.
venerdì 17 settembre 2010
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