Mozione di solidarietà con Agnese e Turi e di impegno antimilitarista ed antinucleare
Il Coordinamento politico della Campagna di Obiezione di Coscienza alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta, riunitosi a Milano il 22-11-09
solidarizza con Agnese Priante e Turi Cordaro Vaccaro (Turi preferisce usare il cognome di sua madre), "colpevoli" di essere entrati nella base americana Dal Molin il giorno 11 novembre per la "semina" di San Martino. L'azione di Agnese e di Turi è espressione di un "sentire comune" dell'area nonviolenta e del movimento disarmista e no-war: essa si lega strettamente alla Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza alla quale Turi ha voluto partecipare a conclusione del cammino da Napoli a Vicenza, supportato dal Coordinamento "Fermiamo chi scherza col fuoco atomico".
La loro azione è stata subito riconosciuta anche a Vicenza dai soggetti di movimento che auspicano in tempi brevi una "mobilitazione unitaria nelle sue varie componenti, con, in prima fila, quella nonviolenta". Sono arrivate in proposito varie proposte interessanti, tra le quali quella di "Fermiamo chi scherza col fuoco atomico": ha raccolto la disponibilità di persone a ripetere il gesto della "semina" sia a Vicenza, sia in analoghe realtà italiane.
Gli antimilitaristi nonviolenti possono trasformare l'azione di Agnese e di Turi in un'occasione per l'intero movimento contro la base Dal Molin. Questo è anche il proposito di Agnese e di Turi : loro non hanno mai pensato a un'azione individuale ma, al di là delle pesanti conseguenze personali, sperano ancora in una risposta collettiva e in un coinvolgimento unitario del movimento.
Per dare significato politico all'azione di Agnese e di Turi, per tracciare da questa un possibile percorso condiviso all'interno del movimento No dal Molin, chiediamo a tutti di incontrarsi a Vicenza il 27 novembre, la mattina in cui sarà celebrato per direttissima il processo a Turi, imputato del 260 cp, per il quale rischia fino a 5 anni di carcere.
Questo incontro, oltre che un necessario momento di solidarietà, può rappresentare anche una occasione di confronto e di coordinamento per coloro che contestano non solo Vicenza, ma tutte le vecchie e nuove strutture militari (es. Sigonella, Taranto, Napoli, Cameri, Ghedi, Tombole, Aviano) ed insieme le strutture nucleari, anche qui le vecchie e le nuove, che di "civile" hanno solo il nome.
La riduzione delle spese militari e belliche, insieme alla rivendicazione del ritiro delle nostre truppe dall'estero, ed in particolare dall'Afghanistan, può e deve cercare il collegamento con le mobilitazioni sociali e sindacali che stanno partendo da questo Autunno. Questo ultimo è uno spunto che può ricevere impulso dalla mobilitazione che Turi ed Agnese ci stanno sollecitando a lanciare ed alla cui chiamata risponderemo con piena convinzione.
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