Denunciamo l’intreccio tra nucleare civile e nucleare militare
Sconfiggiamo il "mostro" atomico in Italia e in Europa
(una volta per tutte!)
Attuiamo la volontà referendaria contro il ricatto del debito e della crisi, da cui si esce solo con una economia sociale ed ecologica (basata sulle fonti rinnovabili)
Prepariamo il coordinamento europeo dei movimenti antinucleari, per l’ecologia, per la giustizia sociale, per la “democrazia” ed i diritti che, da indignati ed impegnati, rivendichiamo
Info:
Alfonso Navarra – 340-0878893
Giacomo Sicurello – 334-8010452
partenza: 7 ottobre
conclusione: 15 ottobre, Giornata dell'indignazione europea
La seconda edizione della carovana antinucleare (la prima si è svolta nel settembre 2010) è una proposta che Kronos, Zerogas, Coordinamento Energia Felice, “Fermiamo il Fuoco atomico” lanciano ai movimenti di base, ai comitati ed alle realtà indipendenti dai partiti.
Durante le diverse tappe, oltre a visitare i suddetti luoghi con modalità concordate con i soggetti locali (cortei, presidi, fiaccolate, critical mass, concerti, eventi culturali, etc), Alfonso Navarra presenterà il suo ultimo libro “La follia del nucleare – il referendum non chiude la partita”, mentre i ragazzi dello staff di http://www.zerogas.it illustreranno l’iniziativa di autosufficienza energetica dell’abitare e della mobilità.
Valutare la possibilità di concordare con altri la contemporaneità e la sinergia della carovana 2 con altre iniziative antinucleari e antimilitariste in altre regioni del centro, del sud e delle isole (ad es: Sardegna)
L’obiettivo, oltre a quello di riportare l’attenzione sul tema del rapporto tre energia e militarismo e quindi di non lasciarsi cullare dallo straordinario risultato dei referendum dello scorso giugno, è quello di lanciare, insieme a chi si unirà a questa avventura una carovana europea: è a livello europeo che occorre ancora lottare per ottenere risultati realmente significativi e definitivi.
Quello che segue è il Programma provvisorio, da ridefinire secondo la disponibilità delle realtà locali e dei singoli aderenti:
Venerdì 7 ottobre
Mattina: Conferenza stampa a Milano
Caorso (centrale atomica in dismissione) [contatti: ass. Airone Rosso, Collettivo Autonomi Piacenza]
Sabato 8 ottobre
La Spezia (porto militare e nucleare + Enel) [contatti: spazio MAYDAY] – Critical Mass + Serata Benefit
Domenica 9 ottobre
Genova (Ansaldo)
Lunedì 10 ottobre
Mattina: iniziativa al Politecnico di Torino
Trino Vercellese (centrale nucleare in dismissione)
Martedì 11 ottobre
Salluggia (centro di stoccaggio delle scorie)
Mercoledì 12 ottobre
Chiomonte (tratta treni scorie) [contatti: No tav, Turi Vaccaro, Radio Black Out] – Assemblea al presidio
Giovedì 13 ottobre
Novara (industria bellica - aerei da guerra) [contatti: Giacomo comitato NO F-35] – Corteo e assemblea
Venerdì 14 ottobre
Ghedi – Brescia (base aerea militare)
Sabato 15 ottobre
Milano (Mangiarotti Nuclear, INNSE e Politecnico) – Corteo e serata conclusiva al campeggio indignados
Staffette fisse su Camper Alfiere:
Alfonso Navarra - Giacomo Sicurello – Luca Valbuzzi -
Altri mezzi in Carovana...
UN DOCUMENTO PER STIMOLARE LA RIFLESSIONE ELA DISCUSSIONE
Il referendum vinto "miracolosamente", sull'onda di Fukushima, il 12 giugno 2011 non chiude la partita antinucleare.
Non la chiude, più che ovviamente, nel mondo, dove il rilancio qualitativo, non quantitativo, delle centrali "civili" è funzione dell'ascesa di potenze emergenti (i BRIC, cui possiamo aggiungere gli Stati che vogliono contare di più in aree "calde" come il Medio Oriente) e della necessità degli USA di mantenere il divario tecnologico e militare su di esse.
In Giappone, "potenza nucleare latente" in termini militari, il premier Naoto Kan, che, dopo il noto disastro di marzo (ma forse il vero brutto deve ancora arrivare!), aveva osato pensare ad una svolta energetica ("Futuro senza nucleare"!), è stato brutalmente cacciato e sostituito.
Il nuovo premier, Yoshihiko Noda, ha subito rassicurato le grandi compagnie energetiche ed i poteri forti. Ha visitato di persona la centrale di Fukushima e ribadito che considera il nucleare una risorsa indispensabile per l'economia nazionale.
Non la chiude, ovviamente - la partita - in Europa, nonostante le positive scelte tedesche, sospinte da una opinione pubblica fortemente ecologista (i "Gruenen" rischiano di diventare il primo partito!). Altra positiva eccezione è la Svizzera (che ha deciso di accodarsi ad altri Stati non nucleari: Austria, Danimarca, Grecia, Irlanda, Norvegia, Polonia).
La Francia, il Paese più nuclearizzato del mondo (80% dell'elettricità da fonte atomica), è impegnatissima a piazzare gli EPR di Areva e la Gran Bretagna, altra potenza atomica militare, non demorde dai suoi piani per "salvare l'ambiente" con il 40% di nucleare (progetta la costruzione di 8 nuovi reattori).
Si prevedono, a livello UE, degli stress test sulla sicurezza degli impianti dall'esito scontato; e nel frattempo non passa al Parlamento Europeo una moratoria per la costruzione di nuove centrali.
Non la chiude, infine, in Italia, - e qui è meno ovvio, anche se vige la prassi pressoché scontata stravolgere i risultati referendari.
Già il quesito referendario sui servizi pubblici locali è stato rimangiato con la "manovra" anti-deficit: l'art. 4 prevede, per l'intanto, la possibilità di aprire ai privati la gestione di trasporti pubblici, asili e rifiuti. La furbizia è di tenere fuori, al momento, l'acqua, ma potete scommetterci che ben presto la politica al servizio del business tornerà alla carica. Il voto di giugno escludeva tecnicamente la privatizzazione di TUTTI i servizi, non solo di quelli idrici!
Il voto sul quesito nucleare non è altrettanto chiaro sul piano tecnico rispetto a quelli sull'acqua pubblica e già sulla stampa confindustriale sono apparse molte analisi in questo senso (con relative ricette su come aggirare la volontà popolare). Chi cerca, le trova.
Non sarà poi inutile ricordare che lo stesso voto sul referendum del 1987, quello seguito alla catastrofe di Chernobyl, con tre quesiti, non riguardava direttamente la chiusura delle centrali ma chiedeva solo di cancellare alcune disposizioni di legge concepite per agevolare i piani nucleari. Non si votò per chiudere le centrali, eppure fu quello che venne poi fatto. Si votò invece per escludere la possibilità dell'ENEL di partecipare ad accordi internazionali per costruire centrali nucleari all'estero: ebbene, proprio questo non venne fatto, la partecipata di Stato se ne impipò bellamente.
Per non allontanarsi dalla "lupa in fabula", vale la pena di ricordare che l'AD dell'ENEL, Fulvio Conti, continua oggi a ripetere a chiare lettere che per lui il referendum non conta nulla. Per lui "la macchina nucleare non si ferma". Non si tratta solo della compartecipazione con Areva a Flamanville, ma anche degli investimenti in Slovacchia, Romania, ed anche in Russia, se le trattative con Rosatom andranno a buon fine. Non si tratta solo della gestione degli impainti spagnoli, ex ENDESA. Di più. Il nostro, a ben guardare, ha suggerito il nostro titolo con le sue dichiarazioni alla giornalista Sara Viaretto, che il 1 luglio lo ha intervistato per Sky Tg2: "Dopo il referendum la partita del nucleare non è chiusa per sempre". Per il momento, dice Conti, l'ENEL andrà avanti sul nucleare all'estero. "Continueremo a studiare, come è giusto che sia, nel campo della ricerca le evoluzioni tecnologiche che potranno essere applicate in questi Paesi, ma anche in un futuro non troppo lontano nel nostro Paese".
Chi ha orecchie per intendere intenda.
Il "mostro" nucleare - è la morale della favola - è una entità molto più feroce di quanto non si creda (è animato ed alimentato dall'istanza geopolitica della potenza, non nasce da esigenze economiche ed energetiche).
Il nucleare, che è tutto sostanzialmente in funzione del militare ("l'elettricità è solo un sottoprodotto del funzionamento delle centrali", Amory Lovins), insomma, è stato ferito dal referendum, non annientato. Dobbiamo stanarlo laddove si sta rifugiando (con una campagna europea, si può lanciare una risoluzione di iniziativa popolare raccogliendo 1 milione di firme in almeno 7 Paesi UE) e fare i conti con la pericolosissima eredità che ha lasciato in Italia.
La base tecnica della subalternità dell'atomo "civile" a quello di guerra è contenuta in un semplicissimo dato di fatto, che implica tutta la fissione da collisione neutronica: l'equazione combustibile=scorie=eplosivo.
La tecnologia dell’arricchimento dell’uranio (con cui si fabbrica il combustibile) può portare alla Bomba A.
Lo stesso dicasi della tecnologia del ritrattamento delle scorie, da cui si separa il plutonio (il materiale fissile ideale per le armi nucleari, specialmente per la Bomba H a fusione).
Sarebbe - è il nostro parere - poco sensato dirottare l'attenzione e la grande sensibilità antinucleari, ottenuta a fatica ed anche per caso, di 27 milioni di italiani da una fonte inquinante di diretto impatto generale, qual è quella nucleare, che attenta anche solo con piccole quantità alla sopravvivenza stessa dell'ecosistema globale, rispetto ad altre fonti che, pur contribuendo a conseguenze generali, provocano direttamente solo stress ambientali localizzati.
Il precipitare del riscaldamento globale non dipende significativamente dall'apertura o dalla chiusura, ad esempio, della centrale a carbone di Porto Tolle ed è un errore culturale, strategico e tattico pretendere di fare di questa vicenda locale la frontiera generale verso cui spostare l'avversione antinucleare praticamente di tutti che è montata in questi mesi ed è stata capitalizzata dal voto referendario.
Ammesso e non concesso che vi sia una "centralità anticarbone", è prevedibile che questa si affermi in ogni caso attraverso vertenze regionali e non assumerà mai la forma collettivamente estesa, tendente all'universale, che riveste più facilmente - e necessariamente - la lotta antinucleare.
A Saluggia, in Piemonte, dove i depositi radioattivi sorgono a ridosso della Dora Baltea che li può sommergere con le sue piene, corriamo tuttora il rischio immediato di una Chernobyl (Rubbia dixit), altro che pericoli futuri del carbone!
Il via vai delle scorie per treno, per nave, persino per aereo, è una consuetudine perniciosa, foriera di catastrofi, che va bloccata subito. I trasporti dalla citata Saluggia e dalla ex centrale di Trino è previsto che si concludano nel dicembre 2012.
Le scorie sono trasportate dai "vecchi" impianti italiani a Les Hague in Francia e a Sellafield in Gran Bretagna per una loro parziale e temporanea "messa in sicurezza". Ma nel loro "ritrattamento" gli Stati atomici estraggono anche una percentuale di plutonio che serve per le loro bombe atomiche.
L'ENEL va fermata nelle sue partecipazioni nucleari all'estero e la ricerca applicativa in campo energetico, nelle università e nel CNR, va "bonificata" ed indirizzata verso destinazioni meno inquinate da esigenze militari e più proficue in campo economico e sociale.
L'emergenza economica, che è oggettivamente drammatica, può essere ulteriormente pompata ed usata come un pretesto per fare passare il tradimento della volontà referendaria.
Si scrive "debito pubblico", si legge privatizzazioni dei servizi pubblici e Grandi Opere inutili e pericolose spacciate per "crescita".
Per questo la lotta antinucleare deve continuare, non disperdendo la coscienza accumulata con la campagna referendaria, ed inserirsi nel movimento popolare che contrasta la "dittatura finanziaria" e la sua gestione della crisi (il debito, che è stato fatto non da noi ma dalla "casta" politica, non va pagato agli speculatori!).
Il 15 ottobre la Carovana pertanto confluisce nella Giornata dell'indignazione europea contro lo svenamento del popolo imposto da questo sistema economico, che fa prosperare parassiti e privilegiati sugli investimenti inquinanti e per la guerra, di cui l'apparato nucleare è la suprema espressione.
Il significato di questa iniziativa, promossa da Kronos, "Fermiamo il Fuoco atomico", Coordinamento Energia Felice, ed aperta all'apporto di tutti i soggetti che vorranno dare una mano, dovrebbe essere perciò del tutto evidente.
La Carovana è il banditore che batte le contrade per radunare le schiere dei combattenti che hanno da scontrasi col diabolico "Drago" nucleare: dobbiamo inseguirlo e stanarlo ovunque, adesso che lo abbiamo colpito, per infliggergli veramente, noi popolo, la sconfitta finale.
giovedì 15 settembre 2011
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